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Guida alla collezione

Benvenuti nella nostra sezione di apprendimento, dedicata a fornire tutte le informazioni necessarie per esplorare e comprendere il mondo delle stampe e dei multipli. Che siate collezionisti esperti o appassionati alle prime armi, qui troverete guide dettagliate che coprono un'ampia gamma di argomenti, dall'acquisto di opere d'arte alla loro cura e conservazione. Queste risorse vi aiuteranno a fare scelte consapevoli e a scoprire il fascino che si cela dietro ogni opera d'arte che incontrate.
Abbiamo incluso anche consigli pratici su come iniziare la tua collezione d'arte, capire il valore delle opere e le tendenze del mercato. Con queste guide, vogliamo rendere l'arte accessibile a tutti, trasformando la tua passione in una collezione significativa e ben curata. Sfoglia i nostri contenuti per trovare ispirazione e approfondimenti che ti accompagneranno nel tuo viaggio nel mondo dell'arte.

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FINE ART
TECNICHE DI STAMPA

Acquaforte

L’acquaforte è un antico procedimento di stampa artistica. Consiste nello scalfire con lieve pressione lo strato protettivo (solitamente di cera vergine annerita con nerofumo) di una lastra di rame o di zinco. L’artista, servendosi di una punta di acciaio che fuoriesce da un cilindretto di legno a mo’ di penna, incide il suo disegno tenendo presente che risulterà speculare nella stampa. Si procede tratteggiando con segni più o meno fitti per ottenere l’effetto di un disegno a penna. La lastra così disegnata viene immersa in un acido, solitamente nitrico che, laddove l’artista ha scalfito la cera, scava dei solchi nella lastra più o meno profondi a seconda del tempo che il metallo resta nel bagno. Interrompendo il processo chimico e coprendo con una vernice grassa i tratti che si vogliono più leggeri, si può reimmergere la lastra nell’acido, per ottenere tratti più scuri. La lastra così incisa sarà ricoperta di inchiostro da stampa, poi ripulita, lasciando l’inchiostro esclusivamente nelle parti scavate dall’acido. Per la stampa ci si serve di un torchio dove la lastra, fermata su un ripiano, coperta da un foglio di carta umida, viene sottoposta alla pressione di un cilindro che, scorrendo su di essa, schiaccia la carta e produce il passaggio dell’inchiostro dai tratti incisi sulla lastra alla carta stessa.
Acquatinta

Il sistema per produrre stampe dette “acquatinte” consiste nel versare una pioggia di finissimi granelli di sale sulla lastra metallica ricoperta di cera vergine, come per l’acquaforte, e scaldata sul retro. Il sale, penetrato nella cera calda, viene poi eliminato sciogliendolo con un lavaggio in acqua, producendo nella cera stessa una texture di minuscoli forellini attraverso i quali passerà l’acido nitrico. L’artista dipingerà con una vernice grassa, coprendo per prime le parti che dovranno restare bianche, per poi procedere con successive morsure nell’acido e successive coperture di vernice, via via per ottenere le tonalità desiderate, dai grigi più chiari ai neri profondi. Acquaforte e acquatinta sono spesso utilizzate insieme, in quanto il procedimento di stampa è lo stesso, sulla stessa matrice o su matrici diverse, poi stampate anche con vari passaggi e con inchiostri di colore diverso per ottenere il risultato che l’artista si era prefissato.

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FINE ART
TECNICHE DI STAMPA

LITOGRAFIA

La parola litografia viene dal greco ”lithos” (pietra) e ” graféin” (scrittura). La litografia impiega infatti uno speciale tipo di pietra carbonato di calcio, che ha una struttura molto compatta perfettamente levigata, per produrre le sue matrici da stampa. I carbonati di calcio hanno la caratteristica di assorbire i grassi e sono sensibili all’azione degli acidi. Sfruttando queste proprietà l’artista procede a disegnare direttamente sulla pietra usando matita grassa o inchiostro, sempre grasso. La superficie della pietra viene poi trattata con una soluzione acquosa di acido che, rifiutata dal grasso del disegno, rende ruvide (e quindi accoglienti per l’acqua) le superfici lasciate bianche. Sulla pietra poi ripulita e bagnata con acqua, si distribuisce l’inchiostro passandovi un rullo di caucciù che lascia l’inchiostro soltanto dove non viene rifiutato dall’acqua, quindi sul disegno. La carta, una volta pressata dal torchio, riprodurrà perfettamente i tratti che l’artista ha disegnato sulla pietra. Identico procedimento si può realizzare oggi usando lastre di metallo zinco o alluminio che vengono sottoposte a un trattamento di granitura, allo scopo di conferire alla superficie una finitura ruvida che permette l’adesione dell’acqua e la non adesione dell’inchiostro sulle parti non ricoperte dal disegno dell’artista. Disegnando su diverse pietre o lastre i vari colori e successivamente stampandoli sullo stesso foglio si ottengono stampe colorate.
SERIGRAFIA

Antichissimo procedimento di stampa inventato dai cinesi, consiste nel preparare come matrice un telaio di legno su cui si tendeva un tessuto di seta, oggi si usa il nylon. La preparazione della matrice può avvenire con diversi sistemi: dipingendo con vernice coprente, con pellicole adesive intagliate o con sistemi fotografici, avendo cura di impermeabilizzare le parti che non verranno stampate, lasciando permeabili le parti disegnate dall’artista. L’inchiostro, pressato da una spatola di gomma dal retro del telaio, passa attraverso la trama del tessuto depositandosi sulla carta o su qualsiasi altro materiale. Caratteristica della serigrafia è una stampa “al tratto” senza sfumature, con forti e vellutate tinte piatte. Per ogni colore si prepara un telaio diverso, senza limiti al numero dei colori.

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TECNICHE DI STAMPA

Acquaforte
Acquatinta

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FINE ART
TECNICHE DI STAMPA

LITOGRAFIA
SERIGRAFIA

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Descrizione
Delle stampe d’autore

Le stampe d’autore sono delle opere (serigrafie, litografie, acqua forti ecc) realizzate in tiratura limitata (sono a volte numerate) e create da un disegno originario dell’autore, a volte a partire da una matrice incisa direttamente dall’artista.

PRINTS AND MULTIPLES, also called art multiples,
allow a work to be distributed in a different and
unique way. They are accessible to a limited audience
in any case but not only to the single buyer as it
could be for a unique work. The ART MULTIPLES, in
fact, are quality controlled, produced in numbered
quantities, certified, authenticated and signed by the
artist himself.

rappresentano delle tirature limitate di opere che gli artisti hanno voluto riprodurre. Tramite questa modalità viene permesso a molti appassionati e collezionisti di poter avere opere di grandi artisti pur sempre al massimo del loro valore.

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elementi
Delle stampe d’autore

Joan Miró
Miró Milano, 1981
Litografia

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Informazioni e descrizioni
Sulle stampe d’autore

Le stampe d’autore sono pur sempre opere reali, a se stanti, realizzate attraverso diversi metodi tradizionali, e fanno parte della produzione di ogni opera d’autore. E’ proprio questa la chiave di lettura che permette di comprendere appieno cosa siano i multipli d’autore.

Avere un multiplo d’arte non vuol dire avere una copia dell’opera originaria, piuttosto avere un pezzo unico nel suo genere che l’autore ha voluto produrre appositamente. L’espressione dell’arte attraverso questa tipologia di linguaggio raffigura un mezzo in dialogo diretto con la produzione completa di ogni autore.

Molti gli artisti scelgono di presentare i loro lavori sotto forma di edizioni al fine di diffondere anche le loro idee più intrinseche, il loro stile, il messaggio che intendono mandare attraverso la loro arte. Avere tutti i multipli d’arte di un artista vuol dire avere tutto se stesso.

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Storia
Delle stampe d’autore

Andy Warhol ha rivoluzionato il mercato dell’arte utilizzando processi di stampa creativa, soprattutto la serigrafia, per creare alcune delle sue opere più importanti.
In quegli anni, intorno al 1967, le sue opere erano molto accessibili, le stesse opere oggi vengono vendute oltre i 100.000 dollari l’una ed un portafoglio completo composto da 10 Marilyns del 1967 può costare un milione e mezzo di dollari.

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Storia
Delle stampe d’autore

Di recente Banksy ha venduto alcune delle sue stampe serigrafiche come “Christ with Shopping Bags” o “Love is in the air” rispettivamente per 500 e 100 sterline.

Il successo avuto da questo artista nell’ultimo decennio ha portato a prezzi di vendita di oltre 20.000 dollari ciascuna all’asta a Bonhams nel 2012.

Il valore di Banksy è aumentato così tanto che possiamo trovare stampe non numerate e non firmate in gallerie per diverse migliaia di euro.

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Certificazione e provenienza
Delle stampe d’autore

le opere di artisti emergenti di oggi possono valere una fortuna in futuro.

Però, anche, opere di artisti già affermati devono poter assicurare ai compratori un investimento sicuro.

Uno degli aspetti più importanti per l’acquisto di stampe d’autore è la certificazione e la provenienza.

La collezione Iqoniq è stata creata Collaborando con gallerie storiche già riconosciute nel panorama italiano ed internazionale per assicurarci che ogni stampa fosse accuratamente verificata e certificata

La nostra dedizione alla trasparenza e alla qualità ci permette di offrire opere d'arte di valore comprovato, arricchendo le collezioni dei nostri clienti con pezzi unici, autentici e di origine certa.

Partnership con

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Unicità
Delle stampe d’autore

c’é una vera e propria scienza dietro al mondo delle stampe e dei multipli.

Ciò che accade con le opere d’arte singole, può avvenire anche con le stampe d’arte (il plagio). Ecco perché ci sono delle caratteristiche necessarie affinché ogni stampa d’arte risulti autentica:

• Certificazione: è sempre il Magister che si occupa della certificazione. In questa vanno dichiarate l’autorizzazione dell’autore, il numero della serie limitata, il processo per la realizzazione dell’opera, la carta selezionata e la data di realizzazione. Spesso i documenti vanno persi , quindi l’unico garante è di acquistare un opera da una provenienza certa. (Galleria o fondazione)

• Tiratura: il numero delle opere prodotte è limitato, questo vuol dire che ogni opera verrà certificata e numerata singolarmente e progressivamente come parte di una sere limitata.

• Firma: ogni opera originale porta la firma del suo autore, oppure la sigla della fondazione.

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Unicità
Delle stampe d’autore

Con le stampe d’autore si ha una rivalutazione dei processi artigianali e dei lunghi tempi di lavoro della “stamperia", rispetto alla sfida tecnologica che la stampa industriale (poster) pone con il continuo miglioramento della qualità dei suoi prodotti.

ogni fase della stampa industriale non può essere totalmente manuale , non si può quindi ottenere: diversità, originalità e dunque l'assoluta unicità di quella "merce estetica" che sono gli original prints and the official prints e multiples.

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Più utilizzi
Per le stampe d’autore

Le stampe e multipli sono unici , perché la matrice viene distrutta oppure sfregiata per impedirne il riutilizzo e dare cosi valore a ogni multiplo.
Le stampe d’autore quindi possono essere acquistate per investimento: online si possono vedere gli andamenti di mercato delle più grandi case d’asta , si parla di un mercato che ogni anno fattura milioni di dollari , in continua crescita ,perche molto apprezzato dalle nuove generazioni.
Una stampa però può essere acquista anche per dare più personalità agli ambienti della propria vita, con opere uniche e limitate, firmate a mano da artisti museali.

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Tipi di numerazione
Delle stampe d’autore

Ogni stampa può avere un diverso tipo di numerazione.

(La scelta dello stile deriva semplicemente dal artista, non cambia il valore storico o economico.)

• Numerazione araba es: 20/100
• Numerazione romana es: II/ X
• Numerazione alfabetica da a/z a z/Z (possono comprendere anche xywjk)
• PDA o p.a (prova d’autore)
• H.C .(fuori commercio)
• E f. .(fuori commercio) FRANCIA

Biografie degli artisti

Agostino Bonalumi

Agostino Bonalumi è nato a Vimercate, Milano, il 10 luglio 1935. Abbandonati gli studi di disegno tecnico e meccanico, si dedica alla pittura da autodidatta, tenendo la sua prima mostra personale alla Galleria Totti di Milano nel 1956. Frequenta lo studio di Enrico Baj e conosce Enrico Castellani e Piero Manzoni, con cui nel 1958 espone a Roma, Losanna e infine Milano. L'anno successivo fonda con Castellani la rivista “Azimuth” e frequenta lo studio di Lucio Fontana, iniziando una ricerca incentrata sullo spazio che lo porta a realizzare le prime “estroflessioni”: opere che l'artista definisce Pitture-Oggetto, ottenute grazie a telai e strutture che, posti sul retro della tela, ne comportano la tensione e la deformazione. Negli anni Sessanta la sua ricerca si evolve verso la creazione di opere-ambient, in cui lo spettatore partecipa attivamente allo spazio, come Blu abitabile (1967), Grande ambiente bianco e nero (1968) e Ambiente dipinto dal giallo al bianco e dal bianco al giallo (1979).

Partecipa alla Biennale di Venezia nel 1966, nel 1970 con una sala personale e nel 1986. Nel 1980 viene allestita una grande retrospettiva del suo lavoro nelle sale di Palazzo Te a Mantova e l'anno successivo partecipa con Piero Dorazio, Mimmo Rotella e Giuseppe Santomaso alla mostra “Arte italiana: Four Contemporary Directions” al Museum of Art di Fort Lauderdale, Florida (USA). Nel 2002 gli viene conferito il Premio del Presidente della Repubblica e in questa occasione l'Accademia Nazionale di S. Luca gli dedica una mostra retrospettiva nella sede di Palazzo Carpegna a Roma. Nel 2003 viene allestita una mostra presso la Civica Galleria d'Arte Moderna di Gallarate e partecipa alla mostra “Futuro Italiano”, allestita nelle sale del Parlamento Europeo a Bruxelles. A cavallo tra il 2003 e il 2004 l'Institut Mathildenhöe di Darmstadt gli dedica una mostra personale. Bonalumi è morto a Desio il 18 settembre 2013.

Alexander Calder

(1898-1976) Nato in una famiglia di artisti: il padre era scultore e la madre pittrice, viene subito incoraggiato a seguire la sua passione per l'arte e già da bambino mostra un evidente talento nel maneggiare i materiali. Tuttavia, non intraprende la carriera artistica e decide di laurearsi in ingegneria. In uno dei tanti lavori svolti dopo il conseguimento della laurea, trovandosi su una nave a dormire sul ponte, assiste alla scena che lo fa propendere per una scelta di vita diversa e che continuerà a ricordare per tutta la sua esistenza: una splendida alba e una luminosa luna piena. Poco dopo questo evento, nel 1923, Alexander Calder si trasferisce a New York e inizia a frequentare l'Art Students League e nello stesso periodo la “National Police Gazette” lo assume come disegnatore proprio per conto di questa nel 1925 segue alcuni circhi e disegna i loro spettacoli, sviluppando un interesse per il mondo del circo che lo accompagnerà per tutta la vita.

Lo scultore Alexander Calder capisce che il ferro è il materiale che fa per lui, così inizia a usarlo per ritrarre personaggi di spicco del suo tempo. Nel 1928 la sua fama di scultore e inventore è ormai diffusa e arrivano anche le prime mostre personali; conosce anche artisti e intellettuali molto famosi e una visita allo studio dell'amico Piet Mondrian lo porta a una breve fase come pittore astratto, che si conclude presto con un ritorno alla sua amata scultura. Nel 1931 arriva la vera svolta nella carriera artistica di Calder, perché crea la sua prima scultura cinetica, che dà il via a un genere artistico completamente nuovo. In seguito si lancia in sculture di grandi dimensioni, preludio ai successivi lavori su larga scala per opere pubbliche. La scarsità di materiali causata dalla Seconda Guerra Mondiale lo porta a lavorare sempre più spesso con il legno, dando vita alla serie di sculture chiamate costellazioni, in cui gli elementi intagliati nel legno vengono poi ancorati con fili di ferro. La sua carriera fu, fino alla fine, ricca di successi e di grandi collaborazioni. Alexander Calder morì di infarto nel 1976.

ALIGHIERO BOETTI

Alighiero Boetti (Torino, 1940 - Roma, 1994) è stato uno dei principali protagonisti del gruppo dell'Arte Povera e uno dei più apprezzati artisti italiani della seconda metà del Novecento. Inizia a muovere i primi passi nell'arte negli anni Sessanta, giovanissimo, dopo aver abbandonato gli studi universitari e aver deciso di seguire le sue passioni. Ben presto aderisce al movimento dell'Arte Povera, riuscendo poi a ottenere importanti riconoscimenti internazionali all'apice del successo del collettivo. Boetti è stato un artista concettuale molto prolifico, che ha utilizzato diverse tecniche per creare le sue opere, alcune anche molto manuali come il ricamo o il collage. Ha anche creato molteplici versioni dello stesso soggetto, producendone un numero piuttosto elevato.

Ne sono un chiaro esempio le opere legate ai servizi postali, riprodotte più e più volte dall'artista per riflettere proprio sul concetto di creazione meccanica continua la concettualità alla base delle opere di Boetti sembra non seguire una particolare tendenza, ma nascere da spunti ideologici di vario tipo che vanno dal riutilizzo di materiali non convenzionali alla geopolitica, dal concetto di duplicazione all'autoriflessione, dalla cultura araba alla geometria. Molto importante per la biografia e lo sviluppo artistico di Boetti è stato il viaggio in Afghanistan, Paese in cui l'artista è tornato periodicamente per molto tempo, fino a quando le vicende politiche che hanno portato all'occupazione del Paese alla fine degli anni Settanta gli hanno impedito di tornare. A lui sono state dedicate numerose mostre, sia in vita che post mortem, nei principali musei del mondo e un gruppo molto ampio di sue opere fa parte della collezione permanente del MoMA Museum of Modern Art di New York.

ANDRÉ VERDET

Andrè Verdet è stato uno dei protagonisti della cultura e dell'arte francese del XX secolo; esponente della critica poetico-pittorica francese del Novecento, interprete ed esteta del pensiero mediterraneo, ma anche scrittore, poeta, musicista jazz e instancabile ballerino. Ha prestato servizio nelle truppe coloniali. Il suo primo libro fu pubblicato nel 1939: Histoire origines du pays de Saint Paul, cui seguirono numerose raccolte di poesie. Nel 1941 conobbe il poeta Jacques Prévert, con il quale pubblicò quattro libri di poesie, e una giovane comparsa, Simone Signoret. Fu uno dei più coinvolti nella lotta clandestina e durante la resistenza divenne responsabile di una rete di controspionaggio e sabotaggio del movimento “Combat”. Fu salvato dai tedeschi in diverse occasioni da Prévert, che collaborò anch'egli con la Resistenza, aiutando diversi amici a proprio rischio e pericolo. Viene arrestato e deportato ad Auschwitz e Buchenwald. Rimpatriato nel 1945, al suo ritorno pubblica l'Antologia delle poesie di Buchenwald.

Nel 1949 torna a vivere stabilmente in Provenza. Artista poliedrico e curioso, pittore, fotografo, musicista e poeta, è l'artista ufficiale di Saint Paul de Vence e frequenta da sempre La Colombe d'or, il famoso ritrovo di artisti della Costa Azzurra, dove incontra e diventa il confidente e l'amico di molti pittori come Matisse, Chagall, Braque, Picasso, Hartung, César, Arman, Folon, Soutine, Dufy, Mario Tozzi (pittore), RAM (Ruggero Alfredo Michahelles) pittore, e poi altri più giovani e nuovi, come Léger, Villon, Picabia e in Italia Brajo Fuso e Mario Borgna. Dai suoi racconti sono nati bellissimi libri d'arte e diversi saggi sulla pittura. Dopo aver pubblicato una serie quasi ininterrotta di raccolte e album di poesie, Verdet si cimenta nella pittura e nella scultura. Nel 1977, dopo un incontro con Bill Wiman, bassista dei Rolling Stone, e Jon Anderson, leader degli Yes, crea il suo gruppo poetico-musicale, chiamato Bételgeuse. Nel pieno della sua maturità artistica, decide di avvicinarsi anche al mondo del vetro, per creare interessanti opere scultoree. Nel corso della sua lunga carriera artistica, ha esposto soprattutto in gallerie e istituzioni pubbliche francesi e italiane.

ANDY WARHOL

Andy Warhol (Pittsburgh, 1928 - New York, 1987) è stata una figura emblematica della pittura americana, il padre della Pop Art. Pittore, scultore, fotografo, regista e produttore di band, ha cambiato l'idea stessa dell'artista, che per la prima volta è diventato imprenditore di se stesso. Timido e perseguitato dall'idea di ritenersi brutto, Warhol era dotato di una capacità di comunicazione fuori dal comune e di un'acuta capacità di osservazione, tutte doti che gli permisero di trasformare la sua vita e di costruirsi un'immagine da “star” prima ancora che da artista. La sua vocazione artistica nasce da bambino quando, in seguito a una grave malattia, la madre gli fornisce il necessario per disegnare. Inizia a lavorare a New York come grafico pubblicitario presso alcune riviste come Vogue, Harper's Bazar e Glamour. È dal mondo della comunicazione pubblicitaria che approda all'arte, elaborando un linguaggio impersonale volto a realizzare un tipo di arte che fosse una registrazione “oggettiva” della realtà A tal fine, oltre ad avviare una produzione seriale delle sue opere (la serialità è uno dei tratti distintivi dell'arte di Andy Warhol), l'artista americano utilizza tecniche di produzione industriale come la serigrafia su tela (una tecnica di stampa artistica che utilizza come matrice un supporto tessile, di acciaio o di nylon). Warhol è noto anche per aver creato la Factory, un luogo in cui confluivano artisti emergenti e superstar dell'epoca, che divenne famoso anche per le sue feste d'avanguardia (si diceva infatti che una festa senza Andy Warhol non fosse una vera festa). Dietro questa “star”, tuttavia, si nascondeva una personalità molto più timida e sfuggente.

Da un lato c'era l'uomo e l'artista che indossava una maschera per mantenere la giusta distanza dal mondo, dall'altro l'uomo e le sue debolezze. La caratteristica principale delle opere di Andy Warhol, che lo hanno reso famoso, è la serialità con cui ritrae oggetti e persone che diventano icone dell'American way of life. L'artista si poneva nei confronti del mondo come una macchina che registra freddamente e impersonalmente la realtà che lo circonda, per cui il modo migliore per esprimerlo artisticamente era quello di utilizzare la tecnica della serigrafia, l'unica che gli consentiva gli effetti dell'oggettività, non essendo necessario il “tocco dell'artista”. Ha utilizzato sistemi meccanici (la macchina non può mentire) per recuperare la meccanicità e la serialità di tutto il vivere del XX secolo. Andy Warhol è un caso esemplare per capire cosa è successo negli anni Sessanta e per farlo, come ha dichiarato lo stesso artista, basta guardare la superficie delle sue opere. In realtà, non si trattava di un vero e proprio ritratto, ma piuttosto di una riproduzione della sua immagine pubblica, quella diffusa dai mass media per compiacere gli ammiratori. Ciò che interessava a Warhol era il modo in cui la comunicazione si trasformava, e l'artista stesso non prese mai una posizione etica: non si sa infatti cosa pensasse in privato (anzi, Warhol è stato uno degli artisti più ambigui della storia dell'arte). Dipingeva, come ebbe a dire in un'intervista, “ciò che si vede tutti i giorni” ma anche ciò che, persona o cosa, diventa oggetto di adorazione collettiva.

Superstudio
Superstudio was one of the most influential collectives of the Radical Architecture movement, founded in Florence in 1966 by Adolfo Natalini and Cristiano Toraldo di Francia, together with Gian Piero Frassinelli, Roberto Magris, Alessandro Magris, and Alessandro Poli. Their work challenged traditional architectural norms, promoting a conceptual and visionary approach. Iconic projects such as the Continuous Monument and the Twelve Ideal Cities offered critical reflections on standardization, globalization, and urban utopia. Superstudio expressed its ideas through collages, films, drawings, and theoretical projects, turning architecture into a medium for social and cultural critique. Although the group disbanded in 1978, its impact endures. Their works have been exhibited in prestigious institutions such as the MoMA in New York, the Centre Pompidou in Paris, and the MAXXI in Rome, continuing to inspire generations of architects and designers. Superstudio remains a symbol of innovation and radicalism in modern architecture.
Antoni Tàpies

Nato a Barcellona nel 1923. È stato un pittore, scultore e storico dell'arte spagnolo, tra gli esponenti più significativi del movimento artistico catalano più vicino alle ricerche dell'arte informale internazionale. Iscrittosi alla facoltà di giurisprudenza dell'Università di Barcellona, Tapies abbandona gli studi per dedicarsi interamente all'arte da autodidatta. Sebbene le sue prime opere mostrino le influenze del surrealismo, Tàpies si orienta rapidamente verso la ricerca informale utilizzando materiali riciclati o di scarto, corde, carta o polvere di marmo. Nel 1948 espone per la prima volta le sue opere al Salone del 1° ottobre di Barcellona. Grazie a una borsa di studio dell'Istituto Francese si reca a Parigi dove incontra Picasso. Nel 1950 viene selezionato per rappresentare la Spagna alla Biennale di Venezia, dove sarà nuovamente invitato nel corso degli anni. Nel 1960 partecipa alla mostra New Spanish Painting and Sculpture al MOMA di New York. Tapies sviluppa uno stile astratto pieno di simbolismo, dando grande importanza al supporto materiale che nelle sue opere trascende il proprio stato per raccontare una profonda analisi della condizione umana.

Negli anni Settanta il suo lavoro acquisisce un tono più politico, di rivendicazione catalana e di opposizione al regime franchista, solitamente con parole e segni sui dipinti. Dal 1990 ha aperto le porte al pubblico la Fundació Antoni Tàpies di Barcellona, un luogo dedicato all'arte contemporanea che oggi raccoglie le opere dell'artista. Nel corso della sua carriera, Tapies è stato insignito di alcuni dei premi più prestigiosi e ha esposto nei più importanti musei del mondo. La materia, al centro della ricerca dell'artista, diventa per Tapies un forte mezzo di espressione della realtà, del peso dell'esistente, di un'esperienza consumata i cui frammenti si ritrovano nell'opera.

ARMAND PIERRE FERNANDEZ

È nato a Nizza il 17 novembre 1928. Laureato in filosofia e matematica, si iscrive all'École National des Arts Décoratif di Nizza nel 1946 e nel 1949 si trasferisce a Parigi per studiare archeologia e arte orientale all'École du Louvre. Tornato a Nizza nel 1953, inizia a lavorare in modo astratto e collabora con Yves Klein. L'anno successivo rimane colpito dalle opere di Kurt Schwitters esposte a Parigi e, utilizzando i francobolli dell'ufficio, realizza i suoi primi Cachet, esposti nel 1956 alla sua prima personale alla Galerie du Haut-Pavé di Parigi. Nel 1958 un errore di battitura sulla copertina di un catalogo lo convince a omettere la “d” finale del suo nome. Dello stesso anno sono le Allures d'objets, impronte su carta di oggetti bagnati con colori a olio, seguite nel 1959 dalle sue prime sculture: le Accumulations, accumuli di oggetti quotidiani identici, e le Poubelles, scarti vari inseriti in un contenitore trasparente. Nel 1960 firma il manifesto del Nouveau Réalisme, partecipando poi alle varie manifestazioni del gruppo. L'anno successivo si reca per la prima volta a New York, dove tiene una personale alla Cordier-Warren Gallery e partecipa alla mostra “The Art of Assemblage” al Museo d'Arte Moderna.

Negli anni Sessanta prosegue la sua ricerca artistica realizzando Coupes, oggetti tagliati o segati; Colères, oggetti rotti o danneggiati; Combustions, oggetti sottoposti a combustione; e Inclusions, accumuli di oggetti immersi in resina poliestere trasparente. Da allora ha esposto allo Stedelijk Museum di Amsterdam nel 1964 e alla Biennale di Venezia nel 1968. Negli anni Settanta ha realizzato accumuli utilizzando cemento o pezzi di automobili forniti dalla casa automobilistica Renault. Nei due decenni successivi ha lavorato con tecniche e materiali diversi, realizzando importanti commissioni pubbliche come il monumento in bronzo A la République (1984), al Palais de l'Elysée di Parigi, o il monumentale Espoir de Paix (1995) a Beirut, un accumulo di carri armati e cemento. Alla fine degli anni Novanta Arman radicalizza la sua ricerca artistica e parallelamente realizza incisioni e disegni di grande formato, collaborando anche con poeti e scrittori. Numerose mostre sono state dedicate al suo lavoro fino alla sua morte, avvenuta a New York il 22 ottobre 2005.

ARNALDO POMODORO

Nato nel Montefeltro nel 1926, ha trascorso l'infanzia e la formazione a Pesaro. Dal 1954 vive e lavora a Milano. Le sue opere degli anni Cinquanta sono altorilievi in cui emerge una singolarissima “scrittura” inedita nella scultura, variamente interpretata dai maggiori critici. Nei primi anni Sessanta affronta la tridimensionalità e sviluppa una ricerca sulle forme della geometria solida: sfere, dischi, piramidi, coni, colonne, cubi - in bronzo lucido - vengono strappati, corrosi, scavati nel profondo, con l'intento di rompere la loro perfezione e scoprire il mistero in essa contenuto. Il contrasto formale tra la levigata perfezione della forma geometrica e la caotica complessità dell'interno sarà d'ora in poi una costante nella produzione di Pomodoro. Nel 1966 gli viene commissionata una sfera di tre metri e mezzo di diametro per l'Expo di Montreal, ora a Roma davanti alla Farnesina.

È il passaggio alle grandi dimensioni la prima delle numerose opere dell'artista che hanno trovato collocazione in spazi pubblici di grande bellezza e importanza simbolica: nelle piazze di molte città (Milano, Copenaghen, Brisbane, Los Angeles, Darmstadt), davanti al Trinity College dell'Università di Dublino, al Mills College in California, nel Cortile della Pigna dei Musei Vaticani, davanti alle Nazioni Unite a New York, nella sede parigina dell'UNESCO, nei parchi di sculture della Pepsi Cola a Purchase e dello Storm King Art Center a Mountainville, non lontano da New York City. Ha ricevuto numerosi premi e importanti riconoscimenti: i premi per la scultura alle Biennali di San Paolo (1963) e Venezia (1964); il Praemium Imperiale per la scultura della Japan Art Association nel 1990 e il Lifetime Achievement in Contemporary Sculpture Award dell'International Sculpture Center di San Francisco (2008). Nel 1992 il Trinity College dell'Università di Dublino gli ha conferito la laurea honoris causa in Lettere e nel 2001 l'Università di Ancona quella in Ingegneria Edile e Architettura.

César Baldaccini

Nasce a Marsiglia il 1° gennaio 1921 da genitori italiani. Studia all'École des Beaux-Arts di Marsiglia dal 1935 al 1939 e successivamente all'École des Beaux-Arts di Parigi. Si stabilisce definitivamente a Parigi nel 1943, trasferendosi sopra lo studio di Alberto Giacometti, dove conosce Jean Cocteau, Pablo Picasso e Jean Paul Sartre. Nel 1952 inizia a realizzare sculture saldando insieme rottami di ferro, diventando noto per le sue imponenti sculture che rappresentano insetti, vari tipi di animali, nudi, ecc. La sua prima grande mostra personale si tenne a Parigi, al Salon de Mai, nel 1955. Il successo fu tale che tutte le opere in mostra andarono esaurite in breve tempo e l'artista fu invitato a partecipare alla Biennale di Venezia del 1957. Nel 1960 crea la prima "compressione", ottenuta comprimendo con precisione rottami di automobili fino a farli diventare pacchetti compatti.

Nello stesso anno César entra a far parte del gruppo dei Nouveaux Réalistes, di cui fanno parte Arman, Yves Klein, Martial Raysse, Jean Tinguely, Pierre Restany e altri. Nel 1965 inizia a lavorare con la plastica, dapprima con stampi in plastica di impronte umane e dal 1966 in poi versando poliuretano espanso, che lascia espandere e solidificare. Già nel 1966 César rinuncia alla scultura in metallo saldato e inizia a lavorare con le plastiche espandibili. Dal 1967 al 1970 organizza una serie di eventi in cui realizza espansioni in presenza del pubblico. Le sue opere successive comprendono anche sculture in cristallo fuso. Nel 1982 vengono organizzate retrospettive delle sue opere dal Musée d'Art Moderne di Liegi, dall'Espace Niçois d'Art et de Culture di Nizza, dalla Seibu Foundation e dall'Ottara Museum in Giappone. Nel 1995 ha partecipato alla Biennale di Venezia. César è morto a Parigi il 6 dicembre 1998.

Claudio Parmiggiani
Claudio Parmiggiani, edizione in basso a sinistra: in basso a sinistra di ognuno: Timbro a secco Artestudio Macerata. Tiratura di 125 esemplari, edizioni Artestudio, Macerata. Tra i grandi protagonisti della scena artistica internazionale, Claudio Parmiggiani è un artista raro. Il suo "esilio" volontario dalla scena artistica italiana, e il suo ostinato silenzio per oltre quarant'anni, valgono, nel mondo artistico di oggi, come una presa di posizione di una radicalità quasi unica. In un contesto in cui la confusione dei valori è la regola, la sua è diventata una presenza morale e il suo silenzio un'autorità critica. Volutamente lontano dall'"attualità" dell'arte contemporanea, lontano da gruppi o movimenti, Parmiggiani ha saputo sviluppare un linguaggio innovativo, personale e allo stesso tempo profondamente universale. I suoi materiali sono la polvere e la cenere, il fuoco e l'aria, l'ombra e il colore, la luce e la pietra, il vetro e l'acciaio, il sangue e il marmo... Assemblando frammenti di mondo, campane, farfalle, libri, barche, stelle e statue, dà vita a immagini insolite che, nella loro tragica bellezza, ci appaiono stranamente familiari.
EMILIO SCANAVINO

Nasce a Genova il 28 febbraio 1922. Si diploma al liceo artistico e, alla fine della seconda guerra mondiale, inizia a lavorare per il Comune di Genova come disegnatore tecnico fino al 1950 quando, dopo il successo alla XXV Biennale di Venezia, decide di dedicarsi esclusivamente alla sua arte. Nei primi lavori è evidente il richiamo espressionista, che si affievolirà dopo il soggiorno parigino del 1947. La pittura di Scanavino di questo periodo sarà segnata da molte affinità con lo stile post-cubista. Dopo un soggiorno a Londra nel 1951, il pittore si orienta verso una composizione più geometrica e meno figurativa. Tipici di questo periodo sono i soggetti legati alla vita religiosa, frutto della riflessione sulla forte fede cattolica della madre e sulla teosofia del padre, che lo aveva sempre influenzato. In questi anni il pittore entra in contatto con gli esponenti dello Spazialismo come Fontana, Dova e Crippa; del movimento Nucleare come Baj e Dangeloe; del gruppo Cobra come Corneille e Jorn.

Emilio Tadini

Nasce a Milano il 5 giugno 1927. La carriera artistica di Tadini si è sviluppata su diversi livelli, e può essere considerata a tutti gli effetti un intellettuale a tutto tondo; oltre al successo e ai riconoscimenti ottenuti come pittore, è stato poeta, giornalista e scrittore di saggi. Lo stile pittorico di Tadini è influenzato sia dalla Pop Art inglese che dal primo Surrealismo di Salvador Dalì e Giorgio De Chirico, creando opere che rimangono sospese a metà strada tra il mondo onirico e quello reale. L'immaginario e le figure dei suoi dipinti sono personaggi storici, filosofi, circensi e fiabeschi trasfigurati dalla sua immaginazione, attraverso l'uso di colori vivaci e brillanti. Nel 2001 la città di Milano gli ha reso omaggio con la mostra antologica "Emilio Tadini: opere 1959/2000", a Palazzo Reale. Nel corso della sua lunga e brillante carriera artistica, Tadini ha esposto le sue opere nei più importanti musei d'arte italiani, con importanti mostre internazionali. È stato invitato due volte alla Biennale d'Arte di Venezia nelle edizioni del '78-'82. Dal 1997 al 2000 è stato presidente dell'Accademia di Belle Arti di Brera. È morto a Milano nel 2002.

ENRICO BAJ

Enrico Baj è nato a Milano il 31 ottobre 1924. Dopo aver completato gli studi all'Accademia di Brera, nel 1951 promuove, insieme a Sergio Dangelo e Gianni Dova, il Movimento Arte Nucleare e tiene la sua prima mostra personale nella sua città natale presso la Galleria San Fedele. Nel 1953 incontra Asger Jorn, con il quale fonda il Movimento Internazionale per un Bauhaus Immaginista, schierandosi contro la forzata razionalizzazione e geometrizzazione dell'arte. L'anno successivo organizza gli Incontri Internazionali della Ceramica ad Albisola, in Liguria. Nella sua ricerca artistica, che si esprime attraverso collage polimaterici e policromi, si può distinguere da un lato un filone ludico, in cui prevale il piacere di dipingere con ogni tipo di materiale, e dall'altro un forte impegno civile e di critica della contemporaneità, che si esprime nei Generali e nelle Parate militari degli anni Sessanta, e ancor più nelle opere degli anni Settanta, come I funerali dell'anarchico Pinelli (1972) e Apocalisse (1979). 

Negli anni Ottanta, abbandonando temporaneamente l'università, realizza la serie Metamorphoses and Metaphors (1988), in cui sviluppa una figurazione dell'immaginario e del fantastico. Nel 1993 inizia il ciclo delle Maschere tribali, assemblaggi realizzati con gli scarti della civiltà moderna per creare maschere ironiche e colorate, a cui seguono Feltri (1993-98) e Totem (1997). Numerosi sono i rapporti dell'artista con poeti e letterati italiani e stranieri, che hanno portato a varie collaborazioni e alla creazione di diversi libri d'artista, accompagnati da stampe o multipli originali. Nel 1999 Baj ha ribadito ancora una volta il suo forte legame con la letteratura realizzando una serie di 164 ritratti ispirati ai Guermantes di Marcel Proust. Numerose sono anche le collaborazioni con altri artisti, tra cui Lucio Fontana e Piero Manzoni. Nel 2001 ha iniziato un ciclo di opere dedicate alle storie di Gilgamesh, re dei Sumeri. Baj è morto a Vergiate (Varese) il 16 giugno 2003.

ENZO FACCIOLO

Enzo Facciolo (Milano, 2 ottobre 1931) è un fumettista e illustratore italiano. Dopo aver frequentato la Scuola d'Arte del Castello Sforzesco, fonda uno studio di animazione senza avere praticamente alcuna esperienza nel settore e poco dopo inizia a collaborare nel 1954 con i fratelli Pagot e la Pagot Film, producendo spot pubblicitari e cortometraggi. Nel 1959 debutta nel mondo dei fumetti scrivendo e disegnando la serie Clint Due Colpi per le Edizioni Domai. Il suo nome è legato al personaggio di Diabolik dal 1963, quando, grazie all'esperienza maturata nel campo dell'animazione, inizia la sua collaborazione professionale con la casa Astorina e le sorelle Giussani, con il compito di uniformare i disegni della serie a fumetti Diabolik. È in quello stesso anno che ridefinisce la caratterizzazione grafica dei personaggi principali rispetto alle versioni precedenti su richiesta delle due autrici Sempre su richiesta delle sorelle Giussani, si ispira all'attore Robert Taylor per migliorarne la caratterizzazione grafica, creando l'aspetto iconico del protagonista, caratterizzandone le movenze e le espressioni facciali tipiche, nonché definendone il costume e la caratteristica maschera al posto del cappuccio informe degli esordi; questa caratterizzazione diventa il punto di riferimento per altri disegnatori.

Inoltre, disegnerà personaggi di supporto, come l'ispettore Ginko ed Eva Kant, oltre ad Altea di Vallemberg; per quest'ultima, si è ispirato alla modella francese Capucine, molto famosa all'epoca. Per la serie, disegnerà sia le storie che le copertine. Nella sua lunga collaborazione con la rivista, ha realizzato sia i disegni a matita che l'inchiostrazione a china, creando oltre duecento episodi. Nel 1979, per dedicarsi alla grafica pubblicitaria, interrompe la collaborazione con la casa editrice Astorina per recarsi a New York dove diventa socio di un'agenzia pubblicitaria e apre una filiale italiana, inizialmente denominata "Ronne Bonder Studio" poi diventata "Half". Negli anni successivi lavora per agenzie pubblicitarie italiane, realizzando campagne come grafico per Ferrarelle, Collistar, Alitalia, Fernet Branca e molte altre. Nel 1998 torna alla casa editrice Astorina. Disegna ancora molte delle storie del Re del Terrore. Dal 2009 collabora con la galleria d'arte Spazio Papel realizzando immagini inedite di Diabolik ed Eva Kant. Ogni anno viene organizzata una mostra personale di disegni originali e le Edizioni Papel creano una cartella di immagini con l'autorizzazione della Casa Editrice Astorina.

FAUSTO MELOTTI
(Rovereto, 1901 - Milano, 1986) è stato un artista poliedrico e molto prolifico ed è quasi impossibile collegare la sua produzione a una tecnica o a un tema particolare, senza fornire una visione solo parziale della sua visione artistica. Le caratteristiche salienti che sono costanti in Melotti sono la geometria, lo studio dell'astrazione, che lo porta a utilizzare elementi realistici ma non scientificamente accurati, e la disposizione degli elementi in modo da richiamare un ritmo musicale, dettaglio che rimanda alla sua formazione di musicista. Le sculture per cui è più conosciuto sono costituite da elementi geometrici in metallo (ottone, ferro e oro) lavorati in sottili filamenti, che danno vita a composizioni eteree, senza peso e quasi fragili. Diverse sue sculture compaiono all'esterno di rinomati musei o edifici, tra cui il MART-Museo d'Arte Contemporanea di Trento e Rovereto, la GAM-Galleria d'Arte Moderna di Torino e la Fondazione Pirelli HangarBicocca di Milano.
FRANÇOIS MORELLET

Nato il 30 aprile 1926, è considerato il più grande precursore del minimalismo in Europa e uno dei più grandi maestri dell'astrazione geometrica. Nel 1937 la famiglia si trasferisce a Parigi. Morellet inizia a dipingere nel senso pieno del termine nel 1946, ma è negli anni Cinquanta che, influenzato dal neoplasticismo di Mondrian e Van Doesburg, procede verso una radicale riduzione formale e cromatica in un mix di caso e ragione. Morellet intende la pittura come capace di esprimersi in un linguaggio semplice e geometrico costruito su forme semplici. Predilige quindi quadrati, triangoli e linee e utilizza una gamma limitata di colori. La svolta avviene nel 1951. Grazie ad alcuni viaggi, il primo dei quali a San Paolo del Brasile, dove conosce l'artista Max Bill, e poi in Spagna, dove può ammirare l'Alhambra di Granada - un complesso di palazzi architettonici di origine islamica che lascia Morellet affascinato sia dal punto di vista della struttura architettonica che del rigore geometrico - il percorso artistico del pittore registra la svolta definitiva verso l'astrazione e il geometrismo. Tra il 1960 e il 1970 realizza quindi le cosiddette "Distribuzioni casuali" e la "Ripartizione alle toires l'artista inizia a creare i primi 'fotogrammi', cioè reti di linee parallele sovrapposte secondo un ordine preciso. Inoltre, deciso a trovare un nuovo mezzo espressivo, Morellet inizia a utilizzare il neon nelle sue opere. Nel 1972 partecipa alla Biennale di Venezia e inizia a esporre le sue retrospettive in tutta Europa, fino al 1980 quando espone anche negli Stati Uniti.

In questi anni ha realizzato diverse mostre, al Kunstmuseum di Bochum e Düsseldorf nel 1972, alla National galerie di Berlino e al Musée d'art moderne di Parigi cinque anni dopo. Tra il 1970 e il 1980 fonda e forma un nuovo gruppo di artisti sotto la sigla GRAV (Groppe de Ricerche d'Art Visuelle), con l'obiettivo di creare un'arte sperimentale basata sulla conoscenza scientifica della percezione visiva. Inizia per lui un nuovo periodo in cui l'artista cerca una forte interazione con lo spazio che lo circonda. Tra gli anni '80 e '90 realizza diverse opere tra cui "Disfigurements", "Declinations de pi Greco" e "Geometrees". Realizza nuove mostre, alla Albright-Knox Art Gallery di Buffalo, al Musée d'art contemporain di Montreal e al Brooklyn Museum di New York, nel 1984, e al Center Georges Pompidou e allo Stedelijk Museum di Amsterdam due anni dopo. Tra le sue installazioni permanenti, ricordiamo la piazza di Grenoble, realizzata nel 1988, il Musée des Beaux-Arts di Grenoble, del 1991, il Kunstmuseum di Bonn, anno 1997, il Tunnel di Ginevra l'anno successivo e ancora, l'edificio della Daimler-Crysler, sulla Potsdamer Platz di Berlino, realizzato da Renzo Piano, l'intervento nell'edificio della Obayashi Corporation a Tokyo e la Bahnhof Ost di Basilea nel 1999. Negli anni 2000 è stato esposto alla Galerie Nationale du Jeu de Paume di Parigi, al Museum Würth di Kunzelsau e alla Haus für Konstruktiv di Zurigo. Una delle sue ultime opere risale al 2010, "The Spirit of Stairs", commissionata dal Louvre.

GIORGIO DE CHIRICO

Giorgio de Chirico nasce in Grecia, a Volos (nella regione della Tessaglia). Tuttavia, la città a cui De Chirico era probabilmente più legato era Ferrara: l'artista si trasferì nella città emiliana dopo l'inizio della Prima Guerra Mondiale. Intenzionati a rinnovare l'arte italiana aprendola alle esperienze che si stavano formando nell'Europa del primo Novecento, moltissimi artisti italiani di fine secolo scelsero di lasciare per qualche tempo l'Italia per cercare altrove nuove intuizioni. Tra questi artisti "cosmopoliti" si può annoverare anche Giorgio de Chirico (Volos, 1888 - Roma, 1978), che soggiornò a Parigi tra il 1911 e il 1915 proprio mentre la capitale francese era anche la... capitale europea dell'arte. De Chirico era anche forte di una cultura mediterranea aperta, acquisita anche grazie alla sua nascita (l'artista era nato e vissuto a lungo in Grecia), e soggiornando a Monaco era inoltre entrato in contatto con l'arte tedesca. Da queste esperienze, De Chirico maturò l'esigenza di sviluppare un nuovo linguaggio, che si rivelò tra i più originali e anche tra i più enigmatici del Novecento. De Chirico è considerato il padre della pittura metafisica, che nasce come reazione alle avanguardie cubiste e futuriste e si pone come una delle esperienze più innovative della prima parte del secolo. De Chirico è oggi conosciuto soprattutto per le opere realizzate nella prima parte della sua carriera: fu un artista molto longevo (visse fino a novant'anni), ma sono soprattutto le opere degli anni Dieci, Venti e Trenta a essere entrate nell'immaginario collettivo.

Opere che appaiono come sospese, attraversate da visioni su cui si muovono simboli misteriosi e personaggi sfuggenti, immagini oniriche e complesse allegorie che possono essere lette solo se si tiene presente la cultura composita ed eterogenea di cui si nutrì l'immaginazione di Giorgio de Chirico, peraltro sempre vicino agli ambienti letterari del suo tempo (due grandi letterati come Guillaume Apollinaire e Jean Cocteau avevano grande stima di De Chirico). Soprannominato Pictor Optimus per la sua tecnica cristallina (il latino, invece, è un omaggio alla sua profonda cultura classica, che l'artista aveva acquisito anche grazie alla sua formazione in Grecia), Giorgio de Chirico è stato un artista che ha attraversato tutto il Novecento, vivendo fasi diverse: un esordio all'insegna della cultura tedesca con le opere böckliniane, la prima stagione metafisica degli anni Dieci, gli anni Venti con le opere del periodo "classico", poi ancora la seconda stagione metafisica tra gli anni Venti e Trenta in coincidenza con il secondo soggiorno parigino, per approdare ai temi della tradizione affrontati fino agli anni Cinquanta e concludere la sua carriera con un ritorno alla metafisica (tanto da parlare di "neometafisica"). "De Chirico", si legge nell'introduzione alla mostra che Palazzo Blu di Pisa gli dedica dal 7 novembre 2020 al 9 maggio 2021, "immagina vedute di città antiche che si sovrappongono a visioni di città moderne tratte da luoghi di vita vissuta, prima Volos e Atene, poi Monaco, Milano, Firenze, Torino, Parigi, Ferrara, New York, Venezia, Roma. Sono luoghi in cui lo spazio pubblico disabitato dall'uomo è popolato da oggetti (frammenti, rovine, archi, portici, angoli di strada, muri, edifici, torri, ciminiere, treni, statue e manichini) che estraniati dal loro contesto abituale emergono con tutta la loro forza iconica diventando irreali, misteriosi, enigmatici.

GIULIO PAOLINI

Nato a Genova nel 1940, Giulio Paolini è uno degli artisti italiani più noti e affermati a livello internazionale. La sua ricerca, ascrivibile all'arte concettuale, è sempre stata caratterizzata dalla riflessione sulle complesse relazioni tra opera e spettatore in un raffinato gioco di rimandi ricco di citazioni. L'analisi dell'azione del vedere, dell'osservare, suggerisce la creazione di una struttura linguistica tra artista e osservatore che si ricrea ogni volta che quest'ultimo si pone di fronte all'opera d'arte.Giulio Paolini parla attraverso le sue opere. Si riflette, si racconta e si analizza sui muri, si intravede nelle prospettive dei suoi quadri, si specchia nelle scenografie delle sue installazioni, vive nelle allusioni delle sue citazioni, si definisce senza contraddizioni nell'intero corpo delle sue opere. Fin dall'inizio, la sua indagine riguarda la struttura della visione e la sua ricerca è orientata all'analisi dei fondamenti costitutivi della creazione artistica. Le opere della raccolta tracciano un percorso nel suo linguaggio espressivo che, pur non volendo essere esaustivo, si offre come interpretazione dei campi problematici aperti dalla sua riflessione e individua nell'identità assoluta tra autore e opera il fondamento del suo magistero artistico.

GIUSEPPE CHIARI

Tutte le grafiche hanno firma, edizione e anno a matita in basso. Timbro Francesco Conz, Verona. lievi difetti. Tecnica: Litografia Anno 1972.

Nato a Firenze nel 1926, si divide tra gli studi universitari dedicati alla matematica e all'ingegneria e lo studio del pianoforte e della musica. Affascinato dalle ricerche del compositore e teorico musicale John Cage, si dedica alla ricerca musicale sperimentale. Molto importante per l'artista fu il confronto con le ricerche di poesia visiva dei "70 gruppi" e le sperimentazioni del movimento artistico internazionale "Fluxus", fondato a sua volta dal critico e musicologo George Maciunas. Le sue composizioni prevedevano l'uso di strumenti tradizionali, accanto all'utilizzo di oggetti estranei al mondo della musica come pietre e acqua, e prevedevano l'inserimento di brevi brani in composizioni più ampie, senza un ordine prestabilito. Le composizioni visive, invece, prevedevano partiture modificate attraverso l'inserimento di rappresentazioni grafiche o l'inserimento di parti estranee all'organico come fotografie o fogli scritti.

JOAN MIRÓ

È nato a Barcellona, in Spagna, il 20 aprile 1893. Suo padre era un orologiaio e sua madre era figlia di un ebanista originario di Maiorca. La sua predisposizione artistica si manifesta fin da bambino, anche grazie all'influenza della sua famiglia. Tiene la sua prima mostra personale nel 1918 alle Galeries Dalmau. Nel 1920 si trasferisce a Parigi, dove entra a far parte del circolo artistico dei pittori di Mont Martre di cui fanno parte Pablo Picasso e il dadaista Tristan Tzara. Nel 1923, con il dipinto "Terra arata" a Montroig, inizia il suo approccio definitivo al Surrealismo. Attraverso Pablo Picasso e Pierre Reverdy entra in contatto con il movimento surrealista e in particolare con Masson. In questo periodo Miró vive tra Parigi e la fattoria di Montroig e, su suggerimento del padre del surrealismo Breton, dà vita a una pittura priva di effetto prospettico con forme in piena libertà. Inizia anche a introdurre titoli nei dipinti, come nel famoso quadro "Nudo" del 1926. Sempre nello stesso anno lavora con Max Ernst alle scenografie e ai costumi del suo "Romeo e Giulietta". Nel 1928 la sua ricerca artistica in continua evoluzione lo porta a voler reinterpretare le opere dei grandi pittori del XVI secolo utilizzando anche le forme della pubblicità. Contemporaneamente realizza opere di decostruzione utilizzando i collage. Nel 1927 realizza il suo primo dipinto poetico che prevede l'iscrizione diretta sulla tela di frasi di natura poetica. In questo periodo trascorre gli inverni a Parigi e le estati nella fattoria di Montroig.

Durante il periodo surrealista (1924-1930) si convinse del ruolo sociale dell'arte e della sua capacità di raggiungere le masse; per questo motivo, sfruttando la sua arguzia e il suo spiccato senso dell'umorismo, dipinse apponendo sulla tela le sue iscrizioni poetiche. Di questo periodo è il famoso dipinto "Il carnevale di Arlecchino". Nel 1929 sposa Pilar Juncosa a Palma di Maiorca: i due hanno una figlia, Maria Dolores. Negli stessi anni continua la sua sperimentazione producendo opere litografiche, acqueforti e sculture. La guerra civile appena scoppiata in Spagna lo colpisce profondamente, così cerca di aiutare i suoi compatrioti raccogliendo fondi per sostenere la repubblica. Nel 1937 dipinge anche un grande murale per attirare l'attenzione sulla Spagna nel padiglione spagnolo dell'Esposizione Internazionale di Parigi. Nel 1954 vince il premio per la grafica alla Biennale di Venezia e nel 1958 il Premio Internazionale Guggenheim. All'inizio degli anni Sessanta subisce la forte influenza della pittura americana, che lo porta verso un astrattismo sempre più insistente e un vero e proprio dominio del colore puro. Nel 1972 crea la Fondazione Joan Miró a Barcellona, dedicandosi contemporaneamente alla scenografia e alla scultura. Nell'ultimo periodo della sua vita si dedica anche alla ceramica, realizzando due opere per l'edificio Unesco di Parigi: il Muro della Luna e il Muro del Sole. Con l'avanzare dell'età, le sue idee artistiche divennero ancora più radicali; si dedicò persino a veri e propri esperimenti di scultura a gas e di pittura quadridimensionale. Joan Miró morì a Palma di Maiorca il 25 dicembre 1983, all'età di novant'anni.

KEIZO MORISHITA

(Kitakyushu, Giappone 4 febbraio 1944 - Milano, 5 aprile 2003) è stato un pittore giapponese attivo in Italia. Giapponese di nascita e milanese d'adozione, grazie a una borsa di studio si trasferì a Milano all'età di diciannove anni nel 1963 per studiare all'Accademia di Brera, dove si diplomò nel 1968 con Marino Marini e dove visse il resto della sua vita fino alla morte, avvenuta nel 2003. Sebbene Morishita si sia specializzato nella scultura, il suo mezzo preferito era la pittura. La sua identità culturale mista, tesa a proteggere le proprie origini, anche se unita a una grande curiosità intellettuale, lo spinge a esplorare strategie e procedure diverse dalla maggior parte dei suoi compagni di studi e lo porta al di fuori dell'ambito in cui aveva già consolidato importanti e affermati riconoscimenti da parte della critica All'inizio degli anni Sessanta, Morishita ha un contatto diretto con la scena artistica d'avanguardia milanese, ancora legata allo Spazialismo. Le sue opere sono caratterizzate da geometrie oniriche e fiabesche che si accentuano sempre più con il passare degli anni, in contrasto con il gusto più morbido diffuso in quegli anni dall'arte povera e informale.

Tutto ciò da un lato rimanda all'esigenza di ordine e rigore tipica della cultura giapponese (e spesso le geometrie di Morishita sono anche evocative di scorci e paesaggi giapponesi), dall'altro sembra derivare dall'impatto sull'artista di una certa cultura occidentale, in particolare di Max Ernst, Paul Klee e del surrealismo. Oltre che pittore, fu anche un apprezzato ceramista, avendo tra l'altro realizzato vasi e pannelli in stile astratto per le fabbriche Studio Ernan di Albisola Superiore e San Giorgio di Albissola Marina. La prima mostra di Morishita si tenne a Padova nel 1967 presso la Galleria La Chiocciola. L'antologica considerata più rappresentativa si è tenuta alla Galleria del Naviglio di Milano nel 2000. Tra le mostre postume, ricordiamo quella del 2006 allo Studio F.22 di Palazzolo sull'Oglio, la galleria con cui Morishita ha collaborato fin dagli anni Ottanta. Sul suo lavoro hanno scritto molti critici d'arte e curatori, tra cui Franco Russoli, Roberto Sanesi, Emilio Tadini, Valerio Adami, Ottavio Missoni, Milena Milani, Carlo Franza, Luigi Carluccio, Renzo Margonari, Walter Schönenberger, Taijin Tendo, Keiko Asako, Tani Arata e Rolly Marchi.

LEOPOLDO SENGHOR

Virgilio Guidi (1891 - 1984) si afferma fin da subito come pittore di primo piano grazie alla sua erudizione iconografica, ma dimostra di oscillare consapevolmente tra le molteplici influenze dei volumi novecenteschi, della nuova oggettività e del realismo magico. Le sue opere sono costruite su un insieme di immagini familiari e ipnotiche, caratterizzate da un colore denso e pieno di luce, ma da forme più morbide. Luce, forma e colore si affermeranno come trinomio fondamentale della sua produzione. In generale, la pittura di Guidi è caratterizzata da una serie di cicli tematico-compositivi, come le rappresentazioni di paesaggi marini astratti o di architetture cosmiche, frutto delle impressioni dei suoi viaggi. I soggetti del bacino di San Marco e dei canali veneziani non verranno mai abbandonati, ma nel corso degli anni si noterà un progressivo schiarimento della tavolozza che porterà all'evaporazione delle figure e alla scomparsa delle ombre.

LUCIANO FABRO

Luciano Fabro(Torino, 20 novembre 1936 - Milano, 22 giugno 2007), Dopo un'infanzia trascorsa in Friuli, compiuti gli studi classici, si trasferisce a Milano, dove poi ha sempre vissuto, nel 1959. Qui, fin dall'inizio, stringe amicizia con gli artisti più interessanti che vi operano: Lucio Fontana, Piero Manzoni, Dadamaino ed Enrico Castellani. La sua prima mostra personale è del 1965 alla Galleria Vismara, dove espone opere in vetro, specchio e metallo che mirano a stabilire un rapporto aperto con i visitatori. Nel 1967 partecipa alla mostra Arte Povera Im Spazio curata da Germano Celant alla Galleria La Bertesca di Genova. Da allora parteciperà a tutte le mostre dell'Arte Poveragruppo ed è tra i fondatori del movimento. Nel corso della sua carriera si è espresso con le forme e i materiali più diversi. Impegnato nell'attività accademica, Fabro è anche autore di numerosi testi che documentano il suo impegno nel dibattito culturale. Fin dagli esordi, la riflessione dell'artista è stata caratterizzata da un'incessante ricerca delle specificità linguistiche della scultura, esplorate attraverso materiali tradizionali come il marmo e il ferro, o innovativi come il vetro e la seta, e intenzionalmente svincolate da vincoli legati alla rappresentazione o al contenuto.

LUCIO DEL PEZZO

È nato nel 1933 a Napoli, dove si è formato all'Accademia di Belle Arti e all'Istituto di Arti Applicate. Nel 1958 partecipa alla fondazione del Gruppo 58, di impostazione neosurrealista e neodada, insieme ad artisti come Guido Biasi, Bruno Di Bello, Sergio Fergola, Luca (Luigi Castellano) e Mario Persico. La storia del gruppo è strettamente legata al Manifesto Nucleare del 1952 redatto a Milano da Enrico Baj e Sergio Dangelo, che decisero di seguirne le orme, promuovendo un'arte che contenesse una ripresa della tradizione iconologica locale pur rompendo gli schemi figurativi tradizionali. Sotto la guida di Luca, il Gruppo 58 si dota della rivista Documento Sud come strumento di promozione del proprio lavoro ed espone a Napoli, Firenze, Roma e Milano.

Del Pezzo inizia a sviluppare un proprio linguaggio artistico, attraverso quadri-oggetto, assemblaggi in cui un tono ludico si contrappone a un sentimento mistico, nonché rapporti cromatici e formali Il collage tra objet trouvé e stampe di origine popolare conferisce alle sue opere il valore di pittura e scultura al tempo stesso: nelle sue opere i tratti pop, inseriti nel tempo presente, si mescolano a una temporalità metafisica e personale. Nel 1959 Del Pezzo firma il Manifesto di Napoli, che riunisce i membri delle neoavanguardie napoletane e milanesi e altri esponenti della cultura del tempo come Nanni Balestrini, Paolo Radaelli, Leo Paolazzi, Sandro Bajini, Edoardo Sanguineti, Luca, Bruno di Bello, Mario Persico, Guido Biasi, Giuseppe Alfano, Donato Grieco, Enrico Baj, Angelo Verga, Ettore Sordini, Recalcati e Sergio Fergola.

RAGGIO UOMO
Nato il 27 agosto 1890 a Filadelfia da una famiglia ebrea, Emmanuel Radnitzky cresce e completa gli studi a New York, dove lavora come designer e grafico e si dà lo pseudonimo di "Man Ray". Nel 1914 inizia a fotografare le proprie opere. Dopo aver conosciuto Marchel Duchamp, forma con lui il ramo americano del movimento Dada. Quando Duchamp si trasferì a Parigi nel 1921, Man Ray lo seguì e qui raggiunse la fortuna grazie alla sua abilità di fotografo: nel 1922 realizzò le prime rayografie, immagini fotografiche ottenute appoggiando oggetti direttamente su carta sensibile. Quando nel 1924 nasce ufficialmente il surrealismo, Man Ray è il primo fotografo surrealista. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, l'artista ebreo è costretto a tornare negli Stati Uniti dove insegna fotografia ed espone. Finita la guerra tornò in Europa; a Venezia nel 1975 espose le sue fotografie alla Biennale e a Montparnasse, una seconda casa per lui, dove morì il 18 novembre 1976.
Marcello Jori

Marcello Jori nasce a Merano nel 1951, arriva a Bologna all'inizio degli anni Settanta e, contrariamente a una formazione accademica, sceglie di completare gli studi classici alla Facoltà di Storia dell'Arte, dove incontra Renato Barilli, che nel 1977 sarà il curatore della sua prima mostra fotografica alla Galleria De'Foscherari di Bologna, e inizia subito il suo lavoro chirurgico sul corpo e sull'anima dell'artista, sulla sua opera. L'artista defunto e l'artista vivente. Una pratica che non abbandonerà mai e che lo porterà a utilizzare la fotografia, la pittura e la scrittura come materiali altrettanto necessari per la costruzione di un mondo complesso come quello che oggi rappresenta. Tiene mostre in gallerie e musei nazionali e internazionali, tra cui: Galleria d'Arte Moderna, Roma; Studio Morra e Galleria Trisorio, Napoli; Studio Marconi, Milano; Galleria De' Foscherari, Bologna; Corraini, Mantova; Hayward Gallery, Londra; Kunstverein, Francoforte; Holly Solomon, New York; Galleria Civica d'Arte Contemporanea Trento; Castel Sant'Elmo, Napoli. Nel 2000 ha tenuto una mostra personale alla GAM di Bologna in cui è stato riproposto il suo lavoro fotografico degli anni Settanta. Recente (2011) è l'importante mostra personale a Milano Marcello Jori - Gli Albi dell'Avventura (Fondazione G. Marconi) in cui sono esposti anche i tre libri-lavoro in cui l'artista racconta la realizzazione di un incredibile progetto fotografico legato a Lucio Fontana. Vive e lavora tra Bologna e Milano.

Mario Merz

Mario Merz nasce a Milano il 1° gennaio 1925, ma poco dopo la sua nascita la famiglia decide di trasferirsi a Torino. Lì, Merz studia al liceo scientifico. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, Merz, allora ventenne, volle aderire al gruppo antifascista "Giustizia e Libertà" e fu arrestato mentre faceva volantinaggio. Durante i mesi trascorsi in carcere, fu compagno di cella del pittore Luciano Pistoi e iniziò a praticare il disegno. Uscito dal carcere, si iscrive all'Università di Torino per studiare medicina, ma ben presto abbandona gli studi per dedicarsi a tempo pieno alla pittura, grazie al sodalizio con gli artisti astratti Luigi Spazzapan e Mattia Moreni. La sua prima mostra personale ha luogo nel 1954 alla Galleria La Bussola di Torino. Nel 1959 conosce quella che diventerà sua moglie, Marisa, e con lei e la figlia Beatrice decide di trasferirsi nella Svizzera tedesca Mario Merz (Milano, Italia, 1925 - 2003), uno dei maggiori esponenti dell'Arte Povera, si inserisce nella scia degli artisti italiani suoi contemporanei, attivi tra gli anni Settanta e Ottanta, che contribuiscono alla diffusione di nuove tendenze e sperimentazioni nell'arte, a partire dalla classica opera dipinta su tela per poi arrivare alle installazioni degli anni Sessanta, apparentemente semplici ma portatrici di determinati messaggi ed elucubrazioni filosofiche.

Nel caso di Merz, gli elementi a cui l'artista affida il suo messaggio artistico sono i tubi al neon, riutilizzando così un materiale nato per un uso diverso per esprimere l'energia vitale; le installazioni a forma di igloo, che rimandano ad antichi archetipi e che egli utilizza come mezzo per indagare il rapporto tra l'opera d'arte e lo spazio che la circonda; e infine la serie dei numeri di Fibonacci, che progressivamente suggerisce un ragionamento sulla crescita dell'individuo. Il lavoro di Mer, intorno agli anni Novanta, dopo essersi impadronito di musei e gallerie superando così ulteriormente il concetto di sala espositiva in cui collocare l'opera (ad esempio, ha collocato la serie di Fibonacci su una balaustra del Guggenheim di New York), approda anche in contesti urbani come la Mole Antonelliana e le stazioni della metropolitana di alcune città italiane ed europee, per condividere il più possibile la sua arte con il pubblico. Il suo pensiero sull'arte si trova anche in una raccolta di suoi scritti, Voglio fare subito un libro, pubblicata nel 1985.

Mario Schifano

(Homs, Libia 1934 - Roma 1998) è considerato il massimo esponente della Pop Art italiana. Influenzato dai più grandi innovatori stranieri contemporanei, Andy Warhol, Jasper Johns e Robert Rauschenberg, ha sviluppato uno stile fortemente avanguardista. Tele enormi e monocromatiche, uso di numeri e lettere, soggetti ispirati a marchi pubblicitari (famose le sue "Coca Cola" ed "Esso"). L'uso di materiali diversi come lo smalto e l'acrilico e la carta da pacchi come supporto. Oltre a sperimentare nuove tecniche, tra cui la rielaborazione grafica attraverso il computer ("Tele computerizzate"), è tra i primi a proporre contaminazioni tra pittura, musica, cinema, fotografia e video. Nella rappresentazione della natura tende all'astratto e all'informale, basti pensare ai suoi famosi "Paesaggi anemici", alle "Vedute interrotte" e ai "Campi di grano". Sempre vicino alla cultura pop, può essere considerato un vero artista "del suo tempo". Crea copertine di album per gruppi musicali contemporanei, come l'Equipe 84, oltre a disegnare per due volte la Maglia Rosa, da buon appassionato di ciclismo. Muore di infarto, a Roma, nel 1998, a soli 64 anni.

Max Ernst

Nato a Brühl il 2 aprile 1891, è stato un pittore, scultore e scrittore tedesco, francese d'adozione. È considerato uno dei maggiori esponenti del Surrealismo, l'avanguardia artistica del XX secolo. Nel 1909 si iscrisse alla facoltà di filosofia dell'Università di Bonn, ma si interessò maggiormente di psichiatria e di storia dell'arte: fu in questo periodo che scoprì la sua vocazione artistica. Le sue prime opere vengono esposte a Berlino nel 1913, dove incontra e conosce il poeta Guillaume Apollinaire. Nel 1919 si trasferisce a Monaco, dove conosce il movimento dadaista di Zurigo. Tornato a Colonia, fonda il gruppo Dada insieme agli amici Hans Arp e Baargeld. Nel 1924 viene pubblicato il Manifesto surrealista e il clima rivoluzionario francese lo spinge a mettere in discussione la logica tradizionale del linguaggio e dell'espressione figurativa: propone così un'introspezione dell'irrazionale e un'esplorazione dell'inconscio insito nell'essere umano. Qualche anno dopo compie un viaggio in Oriente dove, ispirato da questa suggestiva esperienza, sviluppa una nuova tecnica pittorica, il frottage. Muore a Parigi nel 1976. Ernst è un artista che ha seguito con coerenza il suo percorso e ha trovato quasi casualmente la consacrazione.

Mel Ramos

Nato a Sacramento nel 1935, è stato un artista americano tra i principali protagonisti della Pop Art americana. Considerato da alcuni critici l'ultimo esponente della Pop Art, da altri un personaggio al di là di ogni classificazione, l'artista esprime, attraverso le sue opere, sia l'essenza dell'arte realista che quella astratta. Una forte ironia e un tono dissacrante contraddistinguono quest'uomo la cui attenzione è rivolta soprattutto al tema del consumismo verso il quale esprime la sua critica attraverso l'uso esasperato del linguaggio e della tecnica del fumetto. Negli anni Sessanta ottiene i primi grandi riconoscimenti e, a partire dal 1959, più di 120 mostre collettive vedono la sua partecipazione.

Insieme ad altri artisti come Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Claes Oldenburg e James Rosenquist, si fa interprete della cultura popolare secondo la lettura offerta dai mass media. In Europa, come in Nord America, partecipa alle principali mostre di pop art e le sue opere vengono riprodotte in libri, cataloghi e periodici La sua eredità artistica è oggi conservata in importanti collezioni museali, tra cui il Guggenheim Museum di New York, il MoMA di New York, il MOCA di Los Angeles, il Museum Moderner Kunst di Vienna e il Whitney Museum of Art. La sua influenza è stata notevole, anticipando alcune soluzioni poi adottate da artisti come Jeff Koons. La sua visione ironica e irriverente del consumismo e della cultura di massa rimane ancora oggi una testimonianza significativa del suo tempo.

Mimmo Paladino

Domenico Paladino, detto Mimmo (Paduli, 1948), è un pittore, scultore e incisore italiano noto per essere uno dei principali esponenti del movimento della Transavanguardia e per aver realizzato installazioni di grandi dimensioni collocate in diverse città italiane. Il suo stile è riconoscibile per la presenza di elementi desunti da diverse culture come maschere, animali, mani e teste. L'artista è molto conosciuto all'estero, dove gli sono state dedicate numerose mostre personali. Il movimento di cui fa parte, la Transavanguardia, nasce nei primi anni Ottanta: fondato dal critico d'arte Achille Bonito Oliva, il gruppo era composto da Enzo Cucchi, Sandro Chia, Francesco Clemente, Nicola De Maria e lo stesso Mimmo Paladino. Comune alle loro esperienze individuali è la volontà di attingere al passato e a tradizioni pittoriche anche molto diverse e lontane tra loro per creare un linguaggio ibrido capace di unire epoche diverse, in un modo che si potrebbe definire trans-storico (da qui il nome). Del gruppo, Mimmo Paladino è l'artista più essenziale, più vicino al primitivismo e all'espressionismo tedesco del primo Novecento.

Mimmo Rotella

(Catanzaro 1918 - Milano 2006)
Tra il 1951 e il 1952 Rotella partecipa a diverse mostre e tiene la sua prima personale alla Galleria Chiurazzi di Roma. Ottenuta una borsa di studio della Fondazione Fulbright, si reca all'Università di Kansas City (Missouri), prima come studente e poi come artista in residenza. Per l'occasione realizza un pannello murale per l'università, nell'atrio della facoltà di Geologia. Rientrato in Italia, si stabilisce a Roma in uno studio vicino a Piazza del Popolo. Negli anni successivi, tornato a Roma, Rotella attraversa un periodo di crisi, durante il quale interrompe la sua ricerca, pur continuando a comporre poesie fonetiche o epistatiche Inizia a comporre opere su tela alle quali applica parti di fogli strappati dai manifesti pubblicitari per strada: nasce così il décollage, che è il contrario del collage. Mentre il collage opera una sovrapposizione di immagini, il décollage opera una sottrazione dell'immagine attraverso strappi e abrasioni delle figure.

La particolarità del lavoro di Mimmo Rotella è che utilizza anche il retro del collage chiamato "retro d'affiche". Stabilitosi a Milano, negli anni Ottanta dà corso alla serie Blanks, in cui ricopre i manifesti con fogli monocromi. A partire dal 1984 riprende a dipingere, realizzando il ciclo di opere Cinecittà 2 e successivamente le Sovrapitture, dove interviene pittoricamente sui manifesti pubblicitari. Espone al Centre Pompidou di Parigi e al Museum of Modern Art di New York nel 1990 e al Museo Solomon R. Guggenheim nel 1994. Nel 2000 è stata istituita la Fondazione Mimmo Rotella con l'obiettivo di promuovere l'arte contemporanea e preservare l'opera dell'artista. È morto a Milano l'8 gennaio 2006.

Nicolai Lilin

Nicolai Lilin, pseudonimo di Nikolaj Verzhbitskiy, è stato scelto in omaggio alla madre dell'autore, Lilia (in russo Николай Вержбицкий?). Nato il 12 febbraio 1980 a Bender, in Transnistria (uno Stato indipendente non riconosciuto dalla comunità internazionale, situato tra la Moldavia e l'Ucraina, allora parte dell'Unione Sovietica), è uno scrittore, tatuatore e artista russo di origine siberiana con cittadinanza italiana. Lilin proviene da una famiglia di tradizioni e origini siberiane. I suoi antenati appartenevano a una grande famiglia siberiana di esploratori, fuorilegge, cacciatori e mercanti, con ascendenze russe, polacche, ebraiche e tedesche. Nel 2003 si è trasferito in provincia di Cuneo, dove è diventato tatuatore, dopo aver studiato per molti anni i tatuaggi della tradizione criminale siberiana e averne appreso le tecniche e i complessi codici che li regolano. Dal 2010 vive e lavora a Milano. Nicolai Lilin è conosciuto e apprezzato anche per la sua produzione artistica, in particolare disegni, graffiti su carta, dipinti su tela e riproduzioni di icone ortodosse, tutti ispirati alla simbologia del tatuaggio; ha un laboratorio d'arte a Milano, il Kolima Art Studio dove ospita le sue opere sempre legate alla cultura del tatuaggio siberiano.

Fa inoltre parte del direttivo di Outsiders, un collettivo internazionale di artisti, che si propone di riportare il rispetto della forma nell'arte, in tutte le sue espressioni. L'artista ha esposto le sue opere, tra gli altri, alla Triennale di Milano, al Museo del '900 e al Castello di Susan, con una personale che evoca e indaga il mondo del tatuaggio, affrontato nel recupero dei suoi significati ancestrali, che affondano le radici nell'antropologia, all'interno di un percorso che offre una chiave di lettura più consapevole di un fenomeno dilagante sul fronte della moda, dalla scrittura che è sbocciata nel cinema, dal disegno che è approdato al tatuaggio, al design e alla moda. Dal 2019 collabora con la galleria d'arte e stamperia Originale Multiplo S.r.I (ex Alfeart) di Milano, realizzando Original Multiple da tatuaggi e immagini inedite. Alcune opere sono state esposte alla fiera WopArt Work on paper nel 2020 e 2021, nota fiera internazionale di opere d'arte su carta antiche, moderne e contemporanee a Lugano.

Ottavio missoni

Noto stilista italiano, nella sua carriera ha prodotto anche serigrafie, collaborando con importanti studi d'arte. Le Radici chiariscono le origini della ricerca Missoni, le prime risorse e fonti di ispirazione, nel campo delle arti visive e della moda. Il quadro di riferimento è quello della nascita delle avanguardie storiche in Europa, dall'astrattismo lirico di Sonia Delaunay, imprescindibile insieme a Kandinsky e Klee, al Futurismo di Balla e Severini, fino all'affermazione, negli anni Trenta, di gruppi, riviste e ricerche volte alla definizione di una pittura e di una scultura geometriche, di carattere costruttivista e concretista. In questo contesto si afferma un linguaggio espressivo basato sulla composizione ritmica di forme e colori utilizzati in modo puro, linguaggio che i Missoni traducono e rielaborano nei motivi centrali del loro processo creativo.

Piero Dorazio

(Roma, 29 giugno 1927 - Perugia, 17 maggio 2005) è stato un pittore italiano, che con i suoi dipinti ha contribuito dal 1945 all'affermazione dell'astrattismo in Italia. Dopo aver frequentato gli studi classici a Roma, studia architettura per quattro anni. Nel 1947 è tra i firmatari del manifesto del Gruppo Forma 1, insieme a Ugo Attardi, Pietro Consagra, Mino Guerrini, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo, Giulio Turcato e Carla Accardi. Nello stesso anno vince una borsa di studio dell'École nationale supérieure des beaux-arts di Parigi, dove risiede per un anno. Con Perilli e Guerrini nel 1950 apre a Roma la libreria-galleria "L'Age d'Or", che nel 1951 si fonde con il gruppo "Origine" di Mario Ballocco, Alberto Burri, Giuseppe Capogrossi, Ettore Colla, dando vita alla "Fondazione Origine", all'interno della quale Colla e Dorazio pubblicano la rivista "Arti Visive". Durante il soggiorno negli Stati Uniti, entra in contatto con le più importanti personalità dell'epoca, come i pittori Willem de Kooning, Mark Rothko, Jackson Pollock, Barnett Newman, Robert Motherwell e il critico d'arte Clement Greenberg. In questo periodo Dorazio si concentra anche sullo studio degli scritti di Vasilij Vasilyevich Kandinsky, la cui teoria sugli aspetti immateriali della pittura lo influenzerà notevolmente. Rientra poi in Italia dove continua un'intensa e costante attività espositiva con opere personali in varie città come Milano, Venezia e Roma. Periodicamente effettua soggiorni artistici in molte città europee tra cui Parigi, Londra, Praga, Düsseldorf e Berlino che contribuiranno a diffondere la sua popolarità e la sua fama anche lontano dall'Italia.

Nel 1960 fonda il dipartimento di belle arti della School of Fine Arts della Pennsylvania University di Philadelphia, che negli anni Sessanta era stata riconosciuta come la migliore scuola di arte e architettura degli Stati Uniti d'America e di cui ricoprirà la carica di direttore. Nel 1961 partecipa all'attività del Gruppo Zero a Berlino insieme a Heinz Mach, Otto Pine e Gunter Uecher, mentre a Parigi riceve il Premio Kandinsky e il primo premio della Biennale des Jeunes e una sua personale viene allestita negli spazi del Kunstverein di Düsseldorf. Nel periodo 1963-1965, Dorazio espone alcune delle sue opere in varie mostre come Contemporary Italian Paintings in Australia, Peintures Italiennes d'aujourd'hui, organizzata in Medio Oriente e Nord Africa e The Responsive Eye al Museum of Modern Art di New York. Nel 1966, dopo la seconda partecipazione alla Biennale di Venezia, espone alla Galerie Im Erker di San Gallo, dove instaura un sodalizio artistico con Giuseppe Ungaretti: per l'occasione, Ungaretti scrive un saggio sulla sua pittura per la presentazione del catalogo mentre nel 1967 è Dorazio a realizzare una serie di grafiche per accompagnare la raccolta di poesie di Ungaretti intitolata "La luce". Nel 1970 interrompe definitivamente l'attività didattica per dedicarsi esclusivamente alla pittura. Dopo aver avuto il suo studio a Roma, Parigi, New York, Philadelphia e Berlino, nel 1974 si trasferisce definitivamente a Todi, dove acquista un antico eremo camaldolese e qui continua a creare fino al 2005, anno della sua morte. Nel 1984 sposa Giuliana Soprani. Nel 1989 collabora al progetto della Fiumara d'arte di Tusa, un grande parco-museo d'arte contemporanea all'aperto progettato da Antonio Presti, con la colorata decorazione ceramica della caserma dei Carabinieri di Castel di Lucio realizzata in collaborazione con Graziano Marini. Le sue opere sono tipicamente coerenti con lo stile astratto, molto ricco di colori vivaci, che evidenziano bande e griglie incrociate. Il suo stile è molto vicino al movimento definito da Clement Greenberg "Astrazione post-pittorica".

Remo Salvadori

Remo Salvadori è nato a Cerreto Guidi, Firenze, nel 1947. Il suo lavoro si sviluppa inizialmente attraverso l'uso della fotografia e di oggetti comuni, sparsi nello spazio, per reinterpretare concetti filosofici o legati al mito. Il rapporto dell'artista con la forza di gravità, la materia, la solidità e la fragilità dei materiali - non un ossimoro o un'illusione, ma un risultato tangibile - si concretizza in nuove composizioni, aperte e bilanciate, regolari e irregolari, che sono il risultato di una conoscenza, di una composizione e di una disciplina matematica che ha sempre praticato. Se i concetti di metamorfosi e alchimia possono evocare i dettami della tradizione storica, l'esito delle opere di Salvadori si risolve in un'armonia essenziale, in proporzioni, in geometrie e in una deliberata e intensa nuova versione metafisica.

Richard Hamilton

Nato a Londra nel 1922, studia al Westminster Technical College, alla St. Marthin's School of Art, alla Royal Academy School e infine alla Slade School of Art, iniziando a lavorare nel campo della pubblicità. Nel 1950 presenta una selezione di opere grafiche nella sua prima mostra personale alla Gimpel Fils Galery e l'anno successivo inizia a collaborare con l'Institute of Contemporary Art di Londra. L'amico e allievo di Duchamp ha svolto un ruolo originale nella pop art. Le sue opere, basate sulla tecnica del trasferimento fotografico, raffigurano dettagli ingranditi di oggetti, o foto giornalistiche e pubblicitarie, con effetti di ironico straniamento (Cos'è che rende le case così diverse, così affascinanti? 1956, Londra, Whitechapel art gallery) accentuati nelle opere successive da colori lividi e metallici Tra le numerose retrospettive di cui è stato protagonista, ricordiamo quella alla Tate Gallery di Londra nel 1992, con la prima esposizione completa della sua opera, l'Introspettiva al Museu d'Art Contemporani di Barcellona (2003), e la mostra alla Serpentine Gallery di Londra (2010). Nel 1993 ha ricevuto il Leone d'oro per la pittura alla Biennale di Venezia.

Gli interni domestici, le immagini che ricorrono ossessivamente nei mass media e gli status symbol della società dei consumi sono i temi prevalenti delle sue opere successive. ($he, 1958-61; Adonis in Y Fronts, 1962; Interior, 1964-65). A metà degli anni Sessanta, dopo un viaggio negli Stati Uniti, lavora alla serie dedicata al Guggenheim Museum di New York, che espone alla Robert Fraser Gallery e successivamente anche allo Studio Marconi. Inizia anche la ricostruzione del Grande Vetro di Marcel Duchamp, di cui organizza una retrospettiva alla Tate Gallery nel 1966. Invitato a insegnare nei più prestigiosi istituti britannici, ha ottenuto numerosi riconoscimenti e dagli anni Settanta ha tenuto importanti retrospettive in tutto il mondo (1974, New York, Monaco e Tubinga; 1979, 1982 e 1992, Tate Gallery, Londra). Una raccolta dei suoi scritti è stata pubblicata da Thames and Hudson nel 1982. Nel 2003 la Serpentine Gallery di Londra gli ha dedicato un'importante mostra personale. Richard Hamilton è morto nel settembre 2011.

Robert Indiana

Nato Robert Clark il 13 settembre 1928 a New Castle, nell'Indiana, è stato un artista statunitense associato al movimento della Pop Art. A partire dagli anni Sessanta, Indiana ha svolto un ruolo centrale nello sviluppo dell'arte dell'assemblaggio, dell'hard edge e della pop art, diventando una delle figure preminenti dell'arte americana. Nel 1956 si trasferisce a New York, dove incontra Ellsworth Kelly e si stabilisce a Coenties Slip, una comunità di artisti che comprende Kelly, Agnes Martin, James Rosenquist e Jack Youngerman. L'ambiente di Coenties Slip ha avuto un profondo impatto sul lavoro dell'artista, che ha iniziato a creare opere che incorporano parole e numeri, ispirandosi ai materiali trovati nei magazzini abbandonati della zona. Le opere di Indiana presentano spesso immagini audaci e iconiche, come numeri e parole brevi come EAT, HUG e LOVE. La sua opera più nota è senza dubbio la parola LOVE, creata per la prima volta nel 1964 per una cartolina di Natale del Museum of Modern Art. Questa immagine è diventata un'icona dell'arte moderna ed è stata riprodotta su francobolli e innumerevoli prodotti. Robert Indiana si è distinto dagli altri artisti pop per aver affrontato importanti questioni sociali e politiche e per aver inserito nelle sue opere riferimenti storici e letterari. Ha esplorato l'illusorio sogno americano, utilizzando parole e numeri per creare connessioni e percezioni nella mente dello spettatore.

Le sue opere sono caratterizzate da forme geometriche simmetriche e colori vivaci, che richiamano le influenze della pubblicità e dei mass media. Oltre alla pittura e alla scultura, Robert Indiana ha realizzato un numero significativo di stampe, collaborando anche con il poeta Robert Creeley. Ha lavorato come scenografo e costumista teatrale, contribuendo alla produzione di The Mother of Us All di Virgil Thomson nel 1976. Le opere di Indiana sono state esposte in numerose mostre personali e collettive in tutto il mondo e molte di esse fanno parte delle collezioni permanenti di importanti musei, tra cui il Museum of Modern Art e il Whitney Museum of American Art di New York, la National Gallery of Art e il Museum of Modern Art di San Francisco. Robert Indiana è morto il 19 maggio 2018 nella sua casa di Vinalhaven, poco prima dell'inaugurazione della sua retrospettiva di sculture alla Albright-Knox Art Gallery. La sua eredità come uno dei protagonisti della Pop Art americana e la sua capacità di creare opere che esplorano l'identità americana e il potere del linguaggio continuano ad avere un impatto duraturo sull'arte contemporanea.

ROY LICHTENSTEIN

È nato a New York nel 1927. È uno degli esponenti più rappresentativi della Pop Art, nonché uno degli artisti più famosi della seconda metà del XX secolo. Si avvicina all'arte fin da adolescente. Tappe fondamentali della sua formazione sono l'Art Students League di New York e l'Ohio State University di Columbus, che frequenta contemporaneamente. Interrompe gli studi nel 1943 quando viene inviato in Europa a causa della Seconda Guerra Mondiale. Rientra in Ohio nel 1946 dove continua gli studi e si laurea; si specializza in Belle Arti nel 1949. Il 1951 è l'anno della sua prima mostra personale: espone a New York, nella Carlebach Gallery, dove presenta sia opere dipinte che assemblaggi di vari oggetti e materiali.

Nel 1956 le sue opere iniziano ad avvicinarsi alla Pop Art e all'Espressionismo astratto I personaggi più amati dal pubblico iniziano ad apparire nelle sue opere, come Topolino e Bugs Bunny. La sua arte è vicina al mondo popolare e in particolare ai fumetti. La sua tecnica prevede la sovrapposizione di una rete metallica sulla tela, alludendo così al linguaggio punteggiato dei fumetti. La sua innovazione consiste nel trasmettere un messaggio attuale e importante in modo semplice e simbolico. Lichtenstein ci porta a concentrarci su vignette che di solito leggiamo di sfuggita. Nel corso degli anni viene chiamato a partecipare a diverse mostre, tra cui l'Esposizione Universale del 1964 per la quale gli viene commissionato un murale per il Padiglione di New York. Tra gli anni '70 e '80 si dedica alla creazione di Nature Morte e si avvicina al Futurismo, al Costruttivismo russo, al Surrealismo e all'Espressionismo tedesco. Lichtenstein passa alla storia come l'artista che è riuscito ad avvicinare l'arte pittorica al mondo commerciale e ai fumetti. Muore nel 1997 a New York per l'aggravarsi di una polmonite.

SALVADOR DALÍ

Salvador Domingo Felipe Jacinto Dalì | Domènech (Figure, 1904 - 1989) è una delle figure più importanti ed eccentriche della storia dell'arte, conosciuta in tutto il mondo per le sue opere surrealiste. Conosciuto soprattutto per il suo approccio paranoico-critico al surrealismo, è l'autore di molte opere famose come La persistenza della memoria (1931), Costruzione morbida con fagioli bolliti: Premonition of Civil War (1936), Dream Caused by the Flight of a Bee Around a Pomegranate a Moment Before Waking (1944), The Elephants (1948), Galatea of the Spheres (1952). La sua produzione artistica, inoltre, non si limita solo alla creazione di opere pittoriche, ma, al contrario, spazia anche nel campo del cinema con la realizzazione insieme a Luis Buñuel di Un Chien Andalou (1929) o nel campo del design con la progettazione di oggetti famosi come il Telefono aragosta (1936) o il Divano-Labbra di Mae West (1937). Oltre che per il suo talento artistico, è noto anche per la sua personalità eccentrica e per il modo in cui si vestiva e si acconciava: Il Surrealismo, di cui Dalì fece parte per un certo periodo, è un movimento artistico emerso negli anni Venti che mette in luce, attraverso le opere dei suoi membri, un nuovo modo di vedere la realtà, enfatizzando il surreale e il sogno I surrealisti amano definire lo stile come un "automatismo psichico", in cui l'inconscio domina l'opera d'arte senza essere influenzato da cliché o pause inibitorie.

Sebbene la pittura di Salvador Dalì si ispiri a numerosi movimenti artistici come il dadaismo o il cubismo, il suo stile pittorico rimane a lungo legato a quello del surrealismo. Il suo metodo corrisponde a quello che viene definito "paranoico-critico", da lui inventato all'inizio degli anni Trenta. Questo metodo consiste nella trasposizione di immagini o illusioni ottiche, frutto del suo inconscio, nelle sue opere pittoriche. Oltre ai musei spagnoli, numerose altre istituzioni dedicano un museo al pittore, come il Museo Dalì di Berlino o il Salvador Dalì Museum di St. Petersburg, in Florida, che ospita circa 1.500 opere dell'artista. Altre collezioni permanenti che espongono opere del maestro sono il Dali Paris di Parigi o il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia di Madrid, la Fundación March di Palma di Maiorca, il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid e i Musées Royaux des Beaux-Arts di Bruxelles. Altre sue opere, non presenti nelle collezioni permanenti a suo nome, sono ospitate nei più importanti musei del mondo, come il MoMa, che ospita La persistenza della memoria, il Philadelphia Museum of Art, la Tate Gallery o il Museum Folkwang di Essen.

Shepard Fairey (Obey)

Shepard Fairey, considerato uno dei più noti e influenti street artist contemporanei, è originario della Carolina del Sud e si è diplomato all'Accademia d'Arte nel 1988. Nel 1989, mentre spiega a un amico come creare uno stencil, gli chiede di farne uno con un'immagine che ha appena visto sul giornale. L'amico rifiuta perché ritiene l'idea stupida, ma trovandola divertente Shepard decide comunque di creare lo stencil con il volto di Andre The Giant: nasce così quel simbolo che renderà Shepard Fairey noto al mondo con lo pseudonimo di OBEY La sua fama ha raggiunto l'apice nel 2008, quando ha creato il poster HOPE con il volto di Barack Obama per le elezioni presidenziali statunitensi (poi acquistato dalla National Portrait Gallery degli Stati Uniti). Artista, attivista, graphic designer e illustratore, Fairey 2001 è stato anche il fondatore del marchio di abbigliamento OBEY, che trova terreno fertile nella scena skate e rappresenta per lui un ulteriore mezzo espressivo su cui portare avanti la sua poetica e le sue istanze politiche e che lo consacra ulteriormente al grande pubblico e all'uscita dalla nicchia della street art. I suoi abiti, riprendono e iconizzano gli elementi della sua arte.

In effetti, il nome stesso del marchio deriva da una campagna che Fairey ha realizzato nell'89, "André the Giant Has a Posse", una propaganda di adesivi che si è poi evoluta in "Obey Giant", nata da una rete internazionale di collaboratori che hanno replicato i disegni originali di Farey e hanno contribuito a rendere virali le sue immagini. Secondo l'artista, gli adesivi "non hanno un significato specifico, ma esistono per far reagire le persone". Atti di vandalismo o di espressione artistica, dividono la critica ma si fanno strada nella cultura underground, di chiara ispirazione DIY e post-punk, che li utilizza come strumento per far sentire la propria voce e spesso il proprio dissenso nei confronti della cultura mainstream, da cui però trae spunti stilistici e retorici precisi come lo slogan pubblicitario e la coazione a ripetere. Il suo lavoro, apertamente ispirato alla fenomenologia in chiave heiddeggeriana, è spiegato nel manifesto del 1990.

Ugo Nespolo
Nasce a Mosso Santa Maria, in provincia di Biella, il 29 agosto 1941. Le sue composizioni sono vicine alla Pop Art e al Neodadaismo per la costante ricerca di contenuti ironici e trasgressivi. Ciò è evidente nei puzzle e nei giocattoli prodotti a partire dagli anni Settanta e nelle opere pittoriche spesso accompagnate da rime e poesie. L'artista ama sperimentare l'uso di materiali diversi, anche preziosi come l'argento e la madreperla, e tecniche particolari, come l'intarsio e il collage. Sempre alla ricerca di nuovi significati da attribuire agli oggetti di uso quotidiano, l'artista inserisce nelle sue opere continui riferimenti all'attualità. Grande innovatore, Ugo Nespolo vive e lavora a Torino.
Valerio Adami

Nasce a Bologna il 17 marzo 1935. Nel 1944 la famiglia si trasferisce definitivamente a Milano dopo un breve soggiorno a Padova durante gli anni della guerra. Nel 1960 vince il premio Lissone e partecipa alla mostra dei Giovani Pittori Italiani al Kamakura Museum of Modern Art in Giappone. L'anno successivo è presente alla mostra Italian Artists organizzata presso la Cambridge Art Association di Boston. Nella seconda metà degli anni Sessanta vengono organizzate numerose mostre internazionali di Valerio Adami. Inizia così una serie di lunghi soggiorni che lo portano, tra l'altro, a Londra, New York, Cuba, Tokyo, Caracas, Baviera, India, Israele, Scandinavia e Argentina. Tutti questi viaggi avranno un profondo impatto sulla cultura e sulla visione artistica di Valerio Adami, che nelle sue opere affronterà spesso temi tipici di culture diverse dalla nostra. Nel 1966 disegna il ritratto di Nietzsche, il primo di una lunga serie di "ritratti letterari", dove il tratto non segue tanto la fisionomia quanto i contorni di un pensiero simbolico Due importanti mostre gli vengono dedicate nelle gallerie Schwarz e Marconi di Milano. Nel 1968 la Biennale di Venezia dedica una sala ai dipinti di Adami. Nel 1971 si trasferisce a New York, dove apre il suo atelier e da questa data tornerà regolarmente per alcuni mesi all'anno. In questi anni conosce numerosi scrittori, filosofi e pittori, tra cui Dino Buzzati, Helmut Heissenbuttel, Marc Le Bot e Jacques Derrida, con i quali instaura potenti legami duraturi che gli consentono un continuo e ricco scambio di idee e opinioni.

Nel frattempo, la figura umana è entrata sempre più chiaramente nei suoi dipinti: non più solo corpi collocati tra gli oggetti, nella decorazione di interni o luoghi pubblici. Nel 1990, dopo essere tornato a vivere sul Lago Maggiore, tiene una grande retrospettiva all'IVAM-Centro Julio Gonzàlez di Valencia e l'anno successivo, sempre in Spagna, gli viene dedicata una mostra al Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia. Nel 1992 parte per un lungo viaggio in Messico, seguito da un altro lungo viaggio in India nel 1996. Rientrato in Italia nel 1997, Palazzo Medici Riccardi a Firenze ospita una sua grande mostra suddivisa per temi. Nel 1998 realizza un dipinto monumentale per il Monte Paschi di Siena. Nel 2000 nasce la Fondazione Europea del Disegno a Meina, città in cui il maestro vive, nel restaurato Museo di Villa Faraggiana. Nel 2006 il Museo d'Arte Contemporanea di Lissone conferisce all'artista un premio alla carriera e ospita una grande retrospettiva dal titolo Adami d'après Adami. Nel 2009 ha inaugurato, insieme alla moglie Camilla, la retrospettiva Camilla ADAMI Valerio a Palazzo Reale di Milano. Nel 2011 la città di Lucca celebra la sua opera con un trittico di mostre dedicate ai suoi disegni, dipinti e acquerelli. Nel 2012 la Galleria Tega di Milano decide di inaugurare la sua nuova sede dedicando ad Adami una vasta retrospettiva dal titolo Figure nel tempo, accompagnata da un importante catalogo, contenente numerosi saggi storici sull'artista.

Victor Vasarely

(Pécs, 9 aprile 1906 - Parigi, 15 marzo 1997) è stato un pittore e grafico francese di origine ungherese. È stato il fondatore del movimento artistico Op art, sviluppatosi negli anni '60 e '70 e, insieme a Bridget Riley, il principale esponente. Nel 1927, dopo aver studiato medicina per un paio d'anni all'Università di Budapest, decise di dedicarsi all'arte e nel 1929 si iscrisse alla Mühely, una scuola fondata da Alexandre Bortnyik che seguiva i principi del Bauhaus di Dessau. In questo periodo conosce il Costruttivismo e l'arte astratta. Dopo aver lasciato l'Ungheria, nel 1930 si stabilisce a Parigi, dove inizia a lavorare come grafico. Nel primo periodo grafico (1929-1946), l'artista pone le basi della sua ricerca estetica, esplorando temi che riprenderà in seguito. Tra il 1935 e il 1947 riscopre la pittura e, particolarmente influenzato dal cubismo e dal surrealismo, si concentra sul ritratto, sulla natura morta e sul paesaggio. Le opere del cosiddetto periodo "Belle-Isle" (1947-1958) nascono da un soggiorno a Belle-Isle, che segna il passaggio all'astrazione attraverso l'uso di materiali naturali. Del periodo "Denfert" (1951-1958) sono i curiosi disegni ispirati ai muri della stazione della metropolitana Denfert-Rochereau di Parigi.

Seguono il periodo "Cristal-Gordes" (1948-1958), con opere in cui vengono accostate forme di colori contrastanti, e il periodo "Bianco e nero" (1950-1965), in cui l'artista riprende la sua iniziale ricerca grafica. Nel 1955 espone con altri esponenti dell'arte cinetica alla Galleria Denise René di Parigi e nello stesso anno pubblica il Manifeste Jaune. Nel 1965 partecipa alla mostra "Responsive Eye", allestita al Museum of Modern Art di New York e interamente dedicata all'Optical Art. Proseguendo i suoi studi sul movimento e sulla percezione, Vasarely torna al disegno nel cosiddetto periodo "Vonal" (1964-1970), dove riprende i temi lineari e grafici del periodo "Bianco e nero", aggiungendo però il colore. Il periodo "Vega" inizia nel 1968, quando la deformazione degli elementi della composizione crea un effetto ottico di rigonfiamento della superficie del dipinto. Nel 1976 crea la Fondazione Vasarely ad Aix-en-Provence, concretizzando così l'idea che l'arte non debba essere scollegata dal contesto sociale e dall'ambiente che la circonda.

Verena Loewensberg
Verena Loewensberg (1912–1986) was a Swiss artist and a key figure in the Zurich Concrete Art movement. She studied weaving in Basel, which influenced her appreciation for structure and geometry. In the 1930s, she became closely associated with Max Bill and Richard Paul Lohse, forming the core of Concrete Art in Switzerland. Loewensberg’s work is characterized by a precise use of color, geometric abstraction, and a sense of visual harmony. Her compositions often explore the interplay between form, color, and rhythm, creating works that are both rigorous and dynamic. Though she maintained a low public profile during her lifetime, Loewensberg’s art has been celebrated for its clarity and innovation. Her works are included in collections of major institutions, such as the Kunsthaus Zurich and the Museum of Modern Art in New York. She remains a significant figure in the history of abstract art.
Camille Graeser
Camille Graeser (1892–1980) was a Swiss painter and designer, celebrated as one of the leading figures of Concrete Art. Born in Carouge, Switzerland, Graeser initially trained as a cabinetmaker before studying design and architecture in Stuttgart, where he became part of the influential artistic circle around the Bauhaus and the Werkbund. After moving to Zurich in 1933, Graeser fully embraced geometric abstraction. His works are characterized by precision, vibrant color schemes, and the exploration of spatial relationships. Through meticulous arrangements of shapes and lines, Graeser sought to convey a sense of balance and universality. A member of the Allianz group alongside artists like Max Bill and Richard Paul Lohse, Graeser played a pivotal role in promoting Concrete Art in Switzerland. His works are part of prestigious collections worldwide, underscoring his lasting influence on modern art and design.
Getulio Alviani
Getulio Alviani (1939–2018) was an influential Italian artist renowned for his contributions to Optical and Programmed Art. Born in Udine, Italy, Alviani developed an early interest in industrial design and materials, which became central to his artistic practice. In the 1960s, he gained recognition for his “Superfici a testura vibratile” (Vibrating Texture Surfaces), a series of works that used polished aluminum and geometric patterns to create optical illusions of movement and light. His art exemplified a fusion of science, technology, and aesthetics, challenging traditional boundaries between art and industrial design. Alviani was a key figure in the international Kinetic and Optical Art movements, exhibiting in major events such as the 1964 Venice Biennale. His work remains a testament to the innovative intersections of art, perception, and technology, influencing generations of contemporary artists and designers.

Movimenti artistici

pop art

Pop art is an artistic movement that emerged in the 1950s and 1960s, characterized by the use of images and themes drawn from popular culture and mass media. Artists like Andy Warhol, Roy Lichtenstein, and Claes Oldenburg used techniques such as silkscreen printing and collage to create works that reflected and critiqued consumer society. Pop art challenged traditional notions of art by bringing elements of everyday life and advertising into the artistic context, making art more accessible and relevant to the public. This movement has had a lasting impact on contemporary visual culture, influencing design, fashion, and advertising.

surrealismo

Surrealism is an artistic and literary movement that emerged in the 1920s, characterized by the desire to explore the unconscious and dreams. Founded by André Breton, surrealism aims to free human creativity from logic and rationality, blending real and fantastic elements in unexpected ways. Artists like Salvador Dalí, René Magritte, and Max Ernst used evocative and symbolic imagery to express deep emotions and states of mind. Techniques such as collage and the use of dreamlike subjects are common, creating works that challenge conventions and invite deeper reflection on reality. Surrealism has influenced not only art but also literature, cinema, and psychology

dadaismo

Dadaism is an artistic and cultural movement that emerged during World War I, around 1916, in response to the devastation and absurdity of the conflict. Founded by artists and writers such as Tristan Tzara, Marcel Duchamp, and Hugo Ball, Dadaism is characterized by its anti-artistic and provocative approach, questioning aesthetic conventions and the values of bourgeois society. Using techniques such as collage, ready-mades, and performance, Dadaists sought to express the chaos and irrationality of the contemporary world. Their works often reflected a social and political critique, aiming to liberate creativity from order and logic. Dadaism has influenced many subsequent movements, such as surrealism and conceptual art.

Nouveau Réalisme

Nouveau Réalisme is a French artistic movement that emerged in the late 1950s, characterized by the use of everyday objects and common materials to create works of art. Artists like rotella, Arman, César, and Niki de Saint Phalle sought to break away from traditional artistic conventions, proposing an art closer to real life and popular culture. By employing collage, assemblage, and installations, the Nouveau Réalisme opposed abstraction, emphasizing the importance of objects and sensory experience. The movement anticipated trends such as Arte Povera and Pop Art, opening new pathways in the relationship between art and reality.

Arte povera

Arte Povera is an Italian artistic movement that emerged in the 1960s, characterized by the use of simple and natural materials such as earth, wood, stone, and metals. Artists like Michelangelo Pistoletto, Jannis Kounellis, and Mario Merz sought to challenge the conventions of the art market and to draw attention to authenticity and sensory experience. Arte Povera opposed commercial art and abstraction, promoting a more direct and genuine approach. The works often involved audience interaction and the use of space, reflecting a connection to the social and environmental context. This movement has profoundly influenced contemporary art, paving the way for more experimental and participatory practices.

Pop art britannica

British pop art emerged in the 1950s and 1960s as part of an artistic movement that celebrated and critiqued popular culture and mass media. Artists like Richard Hamilton, Peter Blake, and David Hockney used iconic images, advertisements, and consumer products to explore the boundary between art and everyday life. British pop art is distinguished by its ironic and provocative approach, often reflecting the social and cultural transformations of the era. Through techniques such as collage and silkscreen printing, these artists challenged traditional notions of originality and artistic value, bringing elements of the commercial world into the artistic landscape. British pop art has had a lasting impact on contemporary art, influencing fashion and design as well.

Espressionismo astratto

Abstract Expressionism is an American art movement from the 1940s and 1950s, focused on intense emotional expression and innovative painting techniques. It includes Action Painting, where artists like Jackson Pollock used spontaneous, physical gestures, and Color Field Painting, where artists like Mark Rothko used large, solid color areas to evoke feeling. The movement broke with traditional art, emphasizing subjective experience over realistic representation and had a lasting impact on modern art.

Arte concettuale

Conceptual art is an art movement from the 1960s and 1970s that emphasizes the idea behind the artwork over its visual form. Artists like Sol LeWitt, Joseph Kosuth, and Yoko Ono focused on concepts, often using minimal materials or written instructions to convey their ideas. This approach challenges traditional art forms, highlighting the role of thought and intention, and often involving text, installations, or performance. Conceptual art paved the way for new mediums and forms of expression in contemporary art.

Surrealismo pop

Pop Surrealism, also known as Lowbrow Art, is an art movement that emerged in the late 20th century, blending elements of surrealism with popular culture, cartoons, and underground art. Known for its playful yet dark imagery, Pop Surrealism often explores themes of fantasy, dreams, and the bizarre, with artists like Mark Ryden, Camille Rose Garcia, and Gary Baseman leading the style. This movement challenges high art conventions, using a mix of fine art techniques and pop culture references to create works that are both imaginative and thought-provoking.

Arte cinetica

Kinetic Art is an art movement that began in the early 20th century, focusing on artworks that incorporate motion or give the illusion of movement. Artists like Alexander Calder and Jean Tinguely pioneered this style with sculptures and installations that moved through motors, wind, or viewer interaction. Kinetic Art challenges static forms, making the viewer’s experience dynamic and emphasizing the relationship between art and technology. This movement opened new possibilities in sculpture and installation, blending art with physics and engineering.